venerdì 15 luglio 2016

Il mistero dell'eucarestia

Una signora aveva invitato a cena alcuni amici. Mentre li intratteneva, aveva preparato sul tavolo della cucina una bistecca da tre chili da arrostire.
Quando andò per cucinarla, non la trovò più. Ma il gatto di casa aveva un'aria molto soddisfatta e si leccava i baffi.
Tutti pensarono che il gatto avesse mangiato la bistecca, e uno degli amici suggerì di pesare il gatto per averne conferma.
Pesarono il gatto: pesava esattamente tre chili. Uno degli amici disse: "Ecco dov'è la bistecca!".
Ma, dopo un attimo di silenzio, un altro soggiunse: "Ma allora dov'è il gatto?"

"Supponiamo di avere un gatto chiuso in una scatola dove un meccanismo (col quale il gatto non può ovviamente interferire) può fare o non fare da grilletto all'emissione di un gas velenoso. Per entrambe le situazioni la probabilità è esattamente del 50%. Secondo Schrödinger, visto che è impossibile sapere, prima di aprire la scatola, se il gas sia stato rilasciato o meno, fintanto che la scatola rimane chiusa il gatto si trova in uno stato indeterminato: sia vivo sia morto. Solo aprendo la scatola questa "sovrapposizione di stati" si risolverà, in un modo o nell'altro. La vita del gatto è di fatto nelle nostre mani: può sembrare paradossale, ma il senso è che l'osservazione determina il risultato dell'osservazione stessa." [Le Scienze]

giovedì 30 giugno 2016

Feluche


Una delle metafore più usate per descrivere quella  Spiritualità che da sempre scorre nelle vene dell'umanità (anche se nascosta nelle sue profondità) è proprio quella del fiume carsico, che a tratti, nel corso del tempo/spazio, si inabissa e a volte affiora.
Nelle epoche in cui Essa affiora, è un fiume generoso, di ampia portata, come lo fu il Nilo per l’Antico Egitto.
Sul Nilo viaggiano silenziose ed eteree le feluche, mentre sulle sponde si svolgono le attività di chi, ricevendo dall’acqua del fiume la fertilità della terra che coltiva, ne trae nutrimento per vivere.
Chi viaggia sulle feluche, attraversa tutti i territori che il fiume dello Spirito attraversa; chi è stanziale sulle sponde, vede scorrere il fiume e si interessa solo del beneficio che essa gli reca al passaggio.
È quindi molto diverso l’animo di chi governa la feluca, da quello del contadino: il primo è simile all’Essere, il secondo all’Esistere.
Chi si mette sul fiume, deve rendersi leggero, silenzioso, etereo e mai fermo. Deve viaggiare cogliendo ogni alito di vento, e ogni spinta della corrente; non deve mai opporsi ma lasciarsi condurre.
La Vita, come il fiume, scorre; la riva bagnata dalle acque che scorrono, non scorre: produce gli effetti secondari della Vita, cioè la generazione del seme nella terra.
Vi è sempre un momento in cui ci si vede costretti a riflettete su questo, con molta attenzione. E a scegliere dove stare.



domenica 26 giugno 2016

Un buon pensiero

"Un buon pensiero anzitutto possiede uno stato di semplicità... con l'uso della logica niente fu mai penetrato... l'apparire di tutte le cose viene dal loro opporsi [cioè si mostrano quando è possibile vedere anche il loro contrario], ma la Verità non ha né simile, né contrario [è Una per definizione], e dunque, come la potrai conoscere?"
"Ah, quanto poco sa, chi nel deserto cerca il sole risplendente, al lume di una candela!"

 


mercoledì 22 giugno 2016

Verità nascoste

Chi può osare dire "Io sono la Verità"?
Affermare l'essere alla prima persona, è conforme alla Verità; perché Lui* è nascosto,
e ciò che è nascosto [non può che essere mera] congettura ed opinione.
L'inattingibile maestà della Verità non ammette alcuna dualità,
in quella Maestà non esiste Io, né Noi, né Tu.

*Cioè l'essere alla terza persona.

La Verità esce dal pozzo

sabato 18 giugno 2016

Antichità

I Maestri, più che vecchi, sono sempre "antichi". Antichità e maestria non sono concetti separabili.
Disprezzando i vecchi (che considera dei parassiti) e aborrendo ogni forma di antichità, questo mondo non può - con ciò - avere Maestri.
Chi li cerca, li cerchi dunque nell'Altro.


Vecchio dell'altro mondo

mercoledì 15 giugno 2016

Non c'è [più] niente da fare

"Non c'è [più] niente da fare" può significare due cose:
"le abbiamo tentate tutte, ma bisogna abbandonare ogni speranza ormai";
oppure:
"tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto, e nulla rimane ora incompiuto".
Se si attribuisce alla frase il primo significato, si attiva la rassegnazione; se invece gli si attribuisce il secondo, si attiva una fiduciosa attesa.
In entrambi i casi, tuttavia, si deve attivare una facoltà che è l'ultima tra quelle assegnate a Dio nell'enunciazione dei Suoi 99 meravigliosi attributi: la Pazienza.
Ma, certamente, "non c'è più niente da fare"; se non attendere chi, non avendo ancora iniziato a far alcunché, tema di non avere più il tempo di fare una qualsiasi cosa che risulti utile davvero alla propria vita, e non a perderne il tempo.

Vivi sempre a favore di tempo, sapendo che perder tempo
è sprecare la vita e correre contro il tempo è maltrattare il cuore.

domenica 5 giugno 2016

Pholeterion

è il luogo fisico e metafisico, reale e virtuale,
in cui, nell’antichità, si incontravano
gli antichi maestri con i loro discepoli.
Questo luogo, che è piuttosto un luogo del cuore e della sua dimensione,
era un’oasi verde, un giardino, e la parola che vi veniva scambiata
era la vibrazione capace di esprimere la radice dell’energia vivente,
che si trasmetteva, viva, da maestro a discepolo.
Questa radice è stata poi chiamata Conoscenza;
essa è posta alla base della scienza e della cultura,
nelle quali si manifesta in modo multiforme,
così come era nella vita del  discepolo che si manifestava
la parola vivificante del maestro.