giovedì 3 maggio 2018

De-regulation

Rompere le regole, sebbene sia la sola cosa abbastanza adrenalinica da risultare divertente per molti, non foss'altro che per il rischio di punizioni che si corre a farlo, è il modo più certo di affermarne l'esistenza, di affermare di conoscerle, e di affermare che vi si è sottoposti e sottomessi.
Paradossalmente, solo gli schiavi possono provare la gioia di spezzare le catene, almeno fino a quando non li ripigliano.
Regole poi di chi? Chi le impone? Colui che le rompe spesso non se lo chiede: sa che ci sono ed è consuetudine (apparente) seguirle.
Ora sappiamo bene che gli unici autorizzati (più o meno esplicitamente) a non sottomettersi alle regole, sono quelli che le fanno. Rompi le regole e accetterai anche questa come regola. Perché ci sono persino organizzazioni la cui regola è che le regole debbano essere rotte, e questa è una regola che guai a romperla.
Altra cosa è ignorarla, la regola. Ma questo impone un atto di responsabilità che consiste nel darsi le proprie regole autonomamente, rispettarle in modo ferreo e coerente senza compromessi; e certo questo non è divertente.
Chi si dà le proprie regole, poi, scoprirà che alcune corrispondono a quelle imposte dall'esterno, ma che molte altre sono persino in contrasto con quelle; e quindi deve essere così determinato a non deflettere dalla propria libertà, da accettare le sanzioni per queste ultime.
No, non è divertente.


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