martedì 7 agosto 2018

Beati i depressi

La depressione è la percezione del vuoto che si trova al centro dell'essere umano per sua specifica costituzione. L'uomo è una perla che si cristallizza attorno a un granello di sabbia che è il suo vuoto.
Questo vuoto è simile a un sole attorno al quale si condensa un cosmo, o - se visto dalla parte opposta - a un buco nero all'interno del quale esso viene riassorbito; questo vuoto è lo stesso che vi è tra le due ampolle di una clessidra, attraverso il quale scorre la sabbia... attraverso il quale dunque il contenuto di ciò che è in alto scende in basso.
Il buco vuoto è colmato dalla sabbia che scorre finché scorre; non c'è vuoto fin tanto che ciò avviene. Quando l'ampolla di sopra è vuota, la sabbia non scorre più, e il vuoto si manifesta; ed è un sgomento doloroso, la paura dell'assenza. Allora è il tempo di rovesciare la clessidra, perché ogni granello riprenda a scorrere.
La depressione è il segnale che la propria vita deve essere ribaltata: non vi è depressione se la sostanza scorre e finché lo fa...
Questo essere un vuoto che si colma al passaggio, è la funzione di tramite che ha l'uomo, per sua natura... è la funzione umana "in genere", nella sua forma organica. La percezione del vuoto è dunque in sé la scoperta della propria ragione di vita, in senso assoluto.
La domanda che il depresso si fa: che vivo a fare? (che è la domanda più seria che uno possa farsi) trova la propria risposta all'interno di se stessa.
Ma una volta che si sia - per propria fortuna - sperimentato il vuoto, se si pensa che esso possa essere colmato da qualcosa che non cada dall'alto, ma risalga dal basso, ci si sbaglia; e ci si condanna all'insopportabile percezione della propria inutilità. E' solo allora che la depressione diventa una malattia.

1 commento:

  1. Ho provato a rispondere al tuo commento al mio post Din Don... suona la campana? ma il sistema googleano non fa comparire la mia replica pur non segnalando alcun errore... quindi te la nvio qui paro-paro così come l’ho scritta... ciao, Sergio.

    Se l'orario in cima al commento corrisponde al vero, allora sei mattiniero. Ciao, Sergio, felice di conoscerti. Due cose mi hanno colpito. La prima, che non riguarda te, è che molto raramente ricevo commenti, tranne alcuni sparuti di mia moglie. La seconda è il modo-stile in cui scrivi a cui sono sì poco avvezzo. Il finale del tuo commento è stato un gran finale, che io chiamerei senza esitazione un paradosso, lo stagno ove cui me gusta sguazzare.
    Prima di risponderti mi sono permesso di leggere qualcosa del tuo blog, in particolare il post "Beati i depressi"... essendoci passato attraverso (il vuoto?) alcuni or_sono... la metafora della clessidra l'ho trovata calzante quanto lo era pippi calze lunghe...

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