domenica 27 dicembre 2015

E' ora ... (riflessioni sulla fede)

E' ora di porre il problema della fede in termini corrispondenti alla Verità di questo tempo, che esprime una nuova fase, un nuovo progetto creativo ed evolutivo dell'Umanità.
Non si chieda più, ormai, di credere a un Dio lontano dagli uomini, estraneo ad essi e irraggiungibile: credere o no in questo Ente diventa uno sterile problema di opinioni e di ideologie, o di forme attribuiteGli.
Si chieda, ora, se si crede alla Vita. Ma di più, se si crede alla propria vita.
Guardarsi, osservarsi, e scrutare nelle profondità e nelle pieghe del proprio essere vivi, in tutte le fantasmagoriche piccole e grandi manifestazioni della vitalità stessa, è opera di ri-conoscimento, e non di "fede". 
Sull'essere vivi non ci possono essere opinioni, ma solo evidenze; non speranze, ma certezze. E la cosa non riguarda il futuro, ma il presente. Non riguarda neanche il passato, giacché si è vivi solo ora, in questo preciso momento in cui ci si accorge di esserlo.
Inutile chiedersi dove o Chi sia Dio: non lo si saprebbe mai e gli sforzi fatti potrebbero portare molto lontani dalla Realtà. Osservare invece la Vita operante è vederne quantomeno l'Opera, se non l'Essenza.
Questo riconoscimento, e l'impossibilità - all'osservatore - di ridurre la propria vita a elementi singoli, a singoli funzioni di organi estraniati dal sistema vivente che egli è, mostrerà il senso del Vero come Unità ed Unicità, senza bisogno di ulteriori difficili spiegazioni.
E' ora di ricondurre ogni forma di convivenza alla vera, vitale religiosità, ché di questo si tratta: di Vita. E rinunciare, abbandonandola, a ogni forma di convivenza strutturata per i morti, quelli che, morti qui e ora, speravano in una vita nel poi; e a quelli che, morti qui e ora, non speravano neanche più in quella. Questi ultimi, senza speranza, sono forse però i più vicini alla verità.

"Un sistema termodinamico aperto, 
in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico 
di disequilibrio stazionario 
e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche 
verso la sintesi di se stesso."



sabato 12 dicembre 2015

Auguri

"Una delle malattie dell'anima è formulare auguri sconsideratamente. E augurare è opporsi a Dio Altissimo nel decreto che Egli ha scelto per i Suoi.

Il rimedio è che si sappia di ignorare le conseguenze del proprio augurio: forse che l'augurio potrà portare chi lo fa e chi lo riceve a un bene o un male, a ciò che lo soddisferà o a ciò che lo manderà in collera? Se si conosce con certezza il carattere illusorio del proprio augurio, lo si biasimerà e lo si respingerà; si tornerà al contentamento e con ciò alla Pace.
Quindi è detto: se uno di voi augura qualcosa, rifletta a ciò che augura, poiché non sa che cosa è stato scritto per lui." [Al Sulami al Nisaburi, 950 d.C. c.ca]

Un buon augurio non difettoso per l'anima, neutro circa le conseguenze, è che il destinatario raccolga copiosamente il frutto di quanto ha seminato.

venerdì 11 dicembre 2015

Lavare le patate

Come ha suggerito Sheldrake e dimostrato sperimentalmente il biologo Lyall Watson, un piccolo gruppo di esseri viventi che impara una nuova abilità, trasmette questa abilità all'intera sua specie, senza bisogno che vi siano contatti fisici diretti. E questa acquisizione è stabile e trasmissibile ai discendenti. E' un fenomeno detto di risonanza morfica.
Meno noto è il fatto che per raggiungere questo effetto occorre un certo numero minimo di individui costituenti un piccolo gruppo: occorre cioè un quorum ("Quelli di cui è necessaria la Presenza") o una massa critica. Il fenomeno scatta oltre questa soglia.
Gruppi di uomini che faticosamente acquisiscono nuovi elementi e che faticosamente cercano di raggiungere il quorum, ne esistono. Ognuno di questi gruppi lavora allo scopo di assorbire alcune competenze specifiche, diverse tra di loro, e quindi gli elementi di questi diversi gruppi non possono essere sommati. A seconda delle competenze, il quorum richiesto può essere più o meno alto; e quanto più la competenza è specialistica, tanti meno sono i componenti del gruppo.

Scimmia che impara a lavare le patate

lunedì 7 dicembre 2015

Janua Misericordiae

...La tua destra, o Signora, è magnificata per la fortezza;
perché nella grandezza della tua misericordia hai stravinto i miei avversari.
Mi hai liberato, o Signora, dalla bocca del leone, e ti sei presa cura di me 
come una madre verso il bambino da lei generato…
O mia carissima Signora, coprimi con il tuo mirabile possesso:
Sono tutto tuo, ed ogni cosa mia ti appartiene, o Vergine benedetta tra tutte.
Ti porrò come un sigillo sul mio cuore, perché forte come la morte è il tuo amore.

(Inno all'Immacolata di S. Bonaventura (1221-1274), frate francescano, insigne filosofo e teologo, amico del domenicano S. Tommaso d'Aquino).

Daghe della Misericordia 
La misericordia (anche conosciuta col nome di trafiere) è un pugnale del tipo dello stiletto e del quadrello utilizzato, per dare un colpo mortale ad un avversario già ferito.
Il nome deriverebbe dall'utilizzo: poiché dopo la fine battaglia sul terreno rimanevano molti feriti in modo più o meno grave. Prelati o addirittura vescovi decidevano sul campo quali non erano in grado di sopravvivere e questi ultimi venivano finiti con quest'arma.
Essa aveva la lama triangolare o a sezione di losanga. Era considerata uno dei prodotti tipici degli armaioli di Albacete. La struttura, robusta ma sottile permetteva di colpire attraverso gli spazi lasciati scoperti dalle armature. (Wikipedia)


giovedì 3 dicembre 2015

Abiti

C'era un uomo così stupido che, quando si alzava al mattino, non riusciva a ritrovare gli abiti che si era tolto la sera. Temeva di non poterli più trovare e di dover restare nudo.
La cosa gli metteva una tale ansia che aveva preso a dormire vestito; ma era un'abitudine così scomoda che alla fine rinunciò ad andare a dormire. Finché ci riuscì ... perché il sonno divenne così forte che non poteva resistergli.
Finalmente si decise: prese carta e penna e, mentre si spogliava, annotò il posto in cui poneva ogni indumento.
Al mattino, con l'aiuto del foglietto, poté, tutto contento, ritrovare là il berretto, qua i pantaloni, lì la camicia e così via: era molto soddisfatto, quando un pensiero lo assalì: "Sì ma io dove sono? Dove sono rimasto?" Invano, in preda all'ansia si cercò e ricercò, ma non riuscì a trovarsi.

Dentro l'abito

martedì 24 novembre 2015

Scoppiare un po'

"Ciò che colpisce è l'idea dei masochisti che la loro pelle ... bruci. Il desiderio di ... venir percossi finché scoppia la pelle, non è altro che il desiderio di liberarsi della tensione scoppiando.
... Il masochismo è il prototipo di una pulsione secondaria ed è chiaramente il risultato della repressione della naturale funzione del piacere ... il masochista si ferma all'eccitazione pregenitale ... [senza potersi abbandonare nell'orgasmo genitale].  
Egli si trova in un tragico circolo vizioso, più cerca di uscire dalla tensione, più vi sprofonda, [e] essere costretti a esplodere significa ricorrere a un un aiuto estraneo per raggiungere la distensione, [essendo la tensione divenuta insopportabile].
... Il masochismo è un mezzo eccellente per evitare l'angoscia pulsionale, poiché è sempre l'altro che fa il male o ne è la causa.
... Il desiderio (o la paura) di esplodere o di scoppiare, che riscontrai in tutti i miei malati, mi pose davanti a un enigma ... [perché] non si riusciva a trovarne una fonte esterna [il potenziale aggressore è una fantasia!]: ... il masochismo è espressione di una tensione sessuale insoddisfatta e la sua fonte immediata è la paura del piacere.
... La sofferenza e la sopportazione della sofferenza sono il risultato della perdita della capacità organica di provare piacere: in tal modo, senza volerlo, avevo colto l'essenza dinamica di tutte le religioni imperniate sulla sofferenza ... le orge masochistiche del medioevo, l'Inquisizione, le flagellazioni, le torture, gli atti di penitenza ecc. dei religiosi tradivano la loro funzione: erano vani tentativi masochistici di soddisfacimento sessuale! 

Vescica di maiale
Avevo scoperto la paura di scoppiare e il desiderio di essere fatto esplodere in un singolo caso, poi l'avevo riscontrato in tutti i masochisti e infine ... in tutti i malati psichici nella misura in cui avevano tendenze alla sofferenza.
... La rappresentazione di scoppiare ... appare come una sensazione ... dello stato del proprio corpo. Essa è accompagnata regolarmente in modo pronunciato dalla rappresentazione di una vescica gonfia. I masochisti si lamentano di ... essere pieni fino a scoppiare. Alcuni affermano che temono di dissolversi, di perdere il loro contegno o i loro contorni ... Altri desiderano ardentemente scoppiare: molti suicidi hanno origine proprio da questo.
Come si comporterebbe una vescica di maiale gonfiata d'aria dall'interno che non potesse scoppiare? ... trovandosi impotente, cercherebbe all'esterno le ragioni della sua sofferenza ... implorerebbe [poi] di essere forata, provocherebbe il mondo circostante fino a raggiungere la sua meta ..." 
(Wilhelm Reich, allievo di Freud, 1947)

Uno specchio

"Questo mondo è lo specchio nel quale ci vediamo riflessi l'un l'altro.
L'umana esistenza è l'eco che rimbalza dal picco della montagna.
Ovunque volgi lo sguardo lo specchio riflette la tua immagine.
Di ogni parola che articoli il picco della montagna
te ne restituisce l'eco.
Chi ama si ama ed è amato. Chi odia si odia ed è odiato.
E' così che gira il mondo dell'umana esistenza."

domenica 22 novembre 2015

Il più grande amore

Non vi è un fenomeno più grande di quello dell'amore.
Il più grande amore nella vita è spesso quello che si riveste di indifferenza.
L'indifferenza e l'indipendenza sono le ali che danno all'animo il potere di volare.

giovedì 29 ottobre 2015

Amici

Due uomini erano grandi amici. Sebbene fossero quasi fratelli qualcosa però sembrava frapporsi ancora tra di loro, qualcosa che non riuscivano ad identificare.
Un giorno uno dei due amici fu colto da una grave sventura: un violento terremoto gli distrusse la casa. In preda alla disperazione si rivolse all'amico, la cui casa era rimasta intatta. Nella notte fredda egli bussò alla sua porta, certo di essere accolto a braccia aperte.
"Chi è?"
"Per favore apri. Non ho più una casa."
"Come dici? Non capisco. Chi sei?"
"Sono io, io tuo amico. Non mi riconosci?"
"Mi dispiace, no. Non posso farti entrare."
Lo sventurato non riusciva a capire perché l'altro non lo avesse accolto. Sbigottito, l'infelice non volle però insistere. Si disse che l'amico doveva avere le sue buone ragioni per comportarsi così. Si allontanò, vagando nella notte fredda e dormendo, nei giorni seguenti, dove capitava.
Dopo alcuni mesi, specchiandosi nelle acque di un torrente, capì improvvisamente perché l'altro lo avesse allontanato in quella notte dolorosa: allora tornò a bussare alla sua porta.
"Chi è"
"Sei tu. Apri, che ho freddo."
E questa volta la porta si aprì subito ...

Disse un Maestro: "Io non voglio discepoli, né seguaci: voglio amici". 
Ma aggiunse: "Tu non hai altri amici che Me e te stesso."

Un altro raccontò: 
Due amici viaggiavano insieme. Poi, a un tratto, uno disse: "Voglio restare solo, vai pure avanti."
E l'altro rispose: "Anch'io voglio restare solo: rimani pure indietro."


venerdì 18 settembre 2015

Ascoltare


"Per  Profezia non si intende la previsione del futuro, ma l’attuazione, a tempo debito, di qualcosa che non era mai stato attuato prima, sebbene fosse contenuto nel Progetto, ed il mezzo profetico per eccellenza è il Verbo, o Logos, che va inteso – in questa accezione - come emissione di una vibrazione capace di dare attuazione alle forme mature. Il Profeta è spesso rappresentato intento all’ascolto, come Elia nel deserto; pronto a cogliere la vibrazione che altri non odono (“chi ha orecchie per intendere intenda”) per trasformarla in parola udibile, o in vibrazione operativa."

mercoledì 16 settembre 2015

Preghiera degli Amanti



O notte,
silenziosa e quieta nello scrigno di luce:
il buio è l’altra parte di Te, 
o Signore,  
e si fa attesa,
e nella sospensione
il mio pensiero s’annulla 
e vibra d’essenza.
 

Tra le stelle d’oro, 
dell’Amata la voce è spazio che le unisce
è armonia di canto, 
o Signore,
i suoi occhi liquidi e profondi come un mistero 
sono  il Tuo riflesso
e mi  immergo in essi come in acqua fresca,
esausto dopo lungo peregrinare:
in un breve istante di profonda saggezza
il mio cuore è finalmente bambino.
 

O Signore, 
mi hai creato uomo,
pieno di insidie segnasti il mio cammino,
sigillai il mio cuore per non vedere la tua scintilla,
amai solo come una gracile creatura,
agitando solo i riflessi delle mie imperfezioni,
sigillai il mio cuore con una chiave di stoltizia,
o Signore,
vissi in mestizia
nell’abbaglio che svia dal retto cammino,
con un movimento di oscure emozioni
che credevo fibre d’argento.
 

O Signore, 
Ti ringrazio di avermi legato
ad  assassine e statue di sabbia,
che solo un sospiro avrebbe spezzato,
ai miei polsi erano solo catene  di carta.
Non me ne avvidi.
Perdonami, 
o Signore.
 

Nel mio cuore scese il buio più nero,
notte senza luna,
cieco tra i ciechi che erravano
in orizzonti finiti.
O Signore, 
tu alterni giorno e notte,
dolore e gioia.
Stavi consegnandomi la spada
Per squarciare il velo d'ombra.
 

Venne Lei, 
o Signore, 
la mia Amata
Con le Sue labbra di pesca,
i Suoi capelli di rame,
il Suo corpo di Rosa,
La riconobbi dalla sua lucenza in petto sepolta,
la riconobbi
tra tutte coloro che sono state
E tra tutte coloro che verranno,
così come un marinaio di lungo corso
avverte la presenza d’ una terra d’ approdo
soltanto attraverso un alito di brezza.  
 

 O Signore,
ogni mia fibra tende a Lei
i  muscoli vibrano come casse armoniche,
le mie parole escono incerte,
non so esprimere, 
o Signore,
né ormai voglio
ma mentre la stringo a me,
le mie mani si espandono
affinché io possa carezzarla
ovunque Essa sia,
il tempo si annulla
ché Lei possa brillare per sempre,
ogni istante  della sua vita
passata, presente e futura
è un petalo di fiore che mai appassirà,
perché la Sua bellezza è tutto ciò che è.
 

O Signore, 
regalami il Silenzio assoluto
perché Lei è in quello, 
ed in quello io La Amo. 
Quando a Lei mi unisco, 
o Signore,
negli amplessi più intensi
non vi è nulla se non Te,
né mura, né ferro,
né prima né dopo,
non vi è il sotto, non vi è il sopra,
non vi è terra non vi è cielo,
non vi è uomo non vi  è donna,
non vi è sporcizia né nitore.   
 

Il suo sesso dischiuso è  danza che si fa carne,
è movimento che l’inesprimibile
esprime
quando in lei muoio e rinasco rigenerato
mille e mille volte ancora.
 

O Signore,
aiutami a scavare questa mia pelle ruvida,
emenda i miei turbamenti e fanne forza,
cancella in me ogni sentiero, 
o Signore,
cancella ogni singola orma alle mie spalle
che impedisca di amarLa come Tu vorresti,
e come Lei vorrebbe che io Ti ami,
cancella ogni mio disarmonico  lemma
e fanne un il perenne respiro dei Mondi.
 

Il tempo scivola tra le mie dita
come un filo di lana,
o Signore, 
sei l’arancio tramonto invernale
che la fa splendere, Donna tra le donne,
sei la malinconia che le strugge il suo viso d’incanto
mentre raccolta in se stessa
disegna splendore che pulsa,
i suoi tratti  acquistano vita
è Lei la fiamma  che incendia e purifica.
 

o, Signore, 
Tu che ci creasti creature mortali,
lasciaci nella meravigliosa incoscienza,
che sui nostri campi cresca grano
e  pane fragrante,
che il sole s’immerga nei pomi dorati,
che le nostre nude mani
costruiscano ponti e navi di legno,
che le nostre bocche possano bere un dall’altro,
lascia ai nostri figli l’ incertezza del cammino
ma nel contempo l’amore  per capire,
perdona le nostri madri ed i nostri padri
ed il loro dolore
che riposa in  fondo ai nostri sguardi.
 

Lasciami,
o Signore, 
come ultimo istante
il sorriso della mia Amata,
che amplia il mio cuore
e  mi accompagna a Te
mano nella mano.  
Luce nella Luce.
 



Pino d’Andrea, 15 settembre 2015

mercoledì 2 settembre 2015

Immortalità

Il dott. Alexis Carrel (biologo premio Nobel 1912, Sainte-Foy-lès-Lyon, 28 giugno 1873 – Parigi, 5 novembre 1944) diceva:“La cellula è immortale. È semplicemente il fluido nella quale galleggia che si degrada. Sostituendo questo fluido ad intervalli regolari, daremo alla cellula ciò che le necessita per nutrirsi e, per quanto ne sappiamo, il pulsare della vita potrà continuare indefinitamente”. Mantenne in vita un cuore di pollo immerso in soluzione fisiologica per 32 anni, cambiando solo la soluzione ogni giorno. Poi qualcuno dimenticò di farlo …


Ci sono esseri acquatici che sono per intero un cuore che batte ritmicamente come un motore,
 e rappresentano il risveglio della Coscienza che diverrà “Cuore”.

martedì 1 settembre 2015

Femminilizzazione

Alcuni biologi hanno rilevato che nel mondo della natura i caratteri sessuali maschili si vanno progressivamente riducendo e tendono all'estinzione. Ciò avviene da alcune generazioni a questa parte. Alcune specie animali hanno giù iniziato ad acquisire caratteri ermafroditi.
Il processo riguarda anche la specie umana. Non si conosce la ragione di questo mutamento in atto, che viene chiamato "femminilizzazione", ma si pensa che sia conseguenza dell'inquinamento, anche se non si comprende come mai l'inquinamento aggredisca le caratteristiche di genere del maschio e non quelle della femmina.
E' noto che, a livello cromosomico, il maschio sia una differenziazione della femmina; quindi si deve vedere piuttosto il fenomeno come un retrocedere verso la condizione precedente la differenziazione, qualunque ne sia la causa.
In principio era il Nun, ovvero l'indifferenziato, il Mare cosmico; la Creazione è un processo di differenziazione, e il seme maschile è ciò che la determina, poiché è il germe morfogenetico capace di attrarre gli elementi affini ed organizzarli, separandoli e specificandoli. La Creazione è un divenire eterno, non un Big Bang avvenuto una tantum.
Il seme, caduto nella terra, che è l'insieme complesso dei nutrienti, si sviluppa grazie a questi nutrienti, selezionando quelli che gli sono utili alla crescita - che incorpora e porta con sé nella propria crescita e sviluppo - e scartando gli altri; è quindi il seme l'elemento maschile, il differenziatore e l'individualizzatore.
La psicosi generalizzata che invade la nostra società è assenza di individuazione, incapacità dell'individuo di potersi riconoscere come "io" e conseguente terrore di diluirsi in un Nun divorante e distruttivo.
Il seme (maschile) sviluppa se stesso, ovvero manifesta le proprie intrinseche potenzialità, grazie all'apporto delle peculiarità femminili; il processo di crescita è un processo di integrazione ed unificazione. L'unione di maschile e femminile non può generare un ermafrodita, perché questa è una sommatoria di qualità senza che l'una sia di supporto all'altra, e senza che la reciprocità produca il movimento che è la qualità specifica della vita.
Quello a cui assistiamo - secondo le ricerche dei biologi - è invece il recedere verso l'indifferenziato, che significa inversione della direzione della crescita.
Tutto, sempre, evolve: la fine di una Creazione è l'alba della successiva, l'implosione di un Universo è l'esplosione dell'Universo contiguo.


giovedì 13 agosto 2015

Manifestazioni

 
 
Il Mondo delle Manifestazioni è costituito da innumerevoli immagini del Reale prodotte da un gioco di specchi e da alcuni elementi, pochi, di base, che vi si riflettono; come in un caleidoscopio pochi pezzi di vetro colorato, in genere dieci, danno luogo a miriadi di immagini solo per riflesso dei tre specchi.



Segreti

"L'esoterismo non ha nulla in comune con una volontà di segretezza, ovvero con il segreto nel senso convenzionale.

Il Segreto Vero custodisce se stesso, Esso è alla radice della natura essenziale dell'Uomo.
La crittografia … non ha mai altro scopo, in un testo sacro, che di risvegliare l’attenzione del lettore, di mettere l’accento su un aspetto del testo e infine di condurre verso il carattere esoterico [di esso]. Lo stesso vale per i giochi di parole e per le parabole.
La ricerca del senso nascosto dei testi sacri deve essere fatta non nel testo sacro, ma nel sacrario del proprio Segreto, contenuto nelle profondità del Cuore.
L’Esoterismo non può essere né scritto, né detto, né di conseguenza può essere tradito. Bisogna essere preparati per coglierlo, vederlo, comprenderlo. Questa preparazione non è un Sapere, ma un Potere, e non può essere acquisito che con uno sforzo della persona stessa, con una lotta contro i proprio limiti e una vittoria sulla propria animale natura umana.
Un Potere inteso come possibilità, come infinito del verbo, non come sostantivo. Una Potenza, qualcosa che può essere realizzata. L'animalità umana risiede nelle cose che ci fanno dire di un animale "sembra umano": sono quelle che la rivelano.
Esiste una Scienza Sacra, e per millenni innumerevoli curiosi hanno invano tentato di penetrarne i segreti. È come se con una piccozza volessero scavare una buca nel mare. L’utensile deve essere della stessa natura dell’oggetto che si vuole lavorare. Non si trova lo Spirito che con lo Spirito, e l’Esoterismo è l’aspetto spirituale del Mondo, inaccessibile all’intelligenza cerebrale.

[Solo] il vero Iniziato può guidare un allievo dotato per fargli percorrere più rapidamente il cammino della Consapevolezza, e l’allievo, giunto a un certo grado di Illuminazione in virtù della propria luce interiore, leggerà direttamente l’esoterismo di tale insegnamento. Nessuno potrà farlo per lui."

L'insegnamento vero consiste nel mettere il discepolo nelle condizioni di vedere con gli occhi del cuore, lontano da ogni sapere razionale o intellettuale: chi cerca con i metodi della mente non troverà, perché cerca con lo strumento sbagliato. Nessuno può rivelare il Vero se non il Cuore al Cuore.

[Liberamente estrapolato da R. A. Schwaller de Lubicz e commentato in rosso]

sabato 1 agosto 2015

Attraversare la strada

Bisogna comprendere che Chi ci obbliga ad attraversare la strada, non è sempre il boy scout che ci aiuta a farlo.
A volte le due funzioni possono coincidere, ma dobbiamo domandarci quale delle due ci risulta più gradita: capiremo la natura umana e il perché non attraversiamo mai la strada, a meno di non esservi costretti.

giovedì 30 luglio 2015

Quando ci si ammala


Quando una persona si ammala gravemente, e sente che la propria vita è in pericolo, a volte la si vede acquistare una sorta di distacco che le persone care interpretano come un “non aver più voglia di vivere”.

In questi frangenti in verità può affiorare nel malato una specie di supercoscienza, e lo si vede iniziare a curarsi con pazienza, spirito di sacrificio (talvolta le cure hanno effetti collaterali devastanti) ed attenzione, mentre – intanto - quella specie di distacco sembra aumentare.

Non è una contraddizione: è che l’essere umano è convinto che la vita sia sua e che ne possa fare quel che vuole; spesso anzi pensa di poterla consumare a suo piacimento, perché è gratis e non sa poi bene che farsene.

Ma nel momento in cui la vita è davvero in pericolo, si accorge che non è proprio così: è come se un caro amico gli avesse dato in prestito un un’automobile di lusso, il corpo, e lui l’avesse rotta; ora la sua preoccupazione è di poter rendere all’amico la macchina in perfetto stato, e si dedica alla ricerca del miglior meccanico che possa ripararla; ma al contempo si è reso conto pure che la macchina non è sua e che il rimetterla a posto è un dovere verso l’amico, ed è questo che lo motiva. Tanto che, anzi, non appena la macchina sarà riparata, egli non vedrà l’ora di poterla restituire. È per questo che la massima cura del proprio corpo malato e il distacco che altri intendono come disinteresse vanno benissimo d’accordo.

Beninteso: non sarebbe necessario ammalarsi gravemente per ottenere questo risultato di cura appassionata del proprio essere e di contemporaneo distacco affettivo da se stessi e dal mondo che – nella metafora – non è che la rete autostradale sulla quale la macchina di lusso manifesta la sua potenza.

Al contrario, ogni sforzo maieutico dovrebbe essere teso al produrre questo effettivo stato di coscienza elevato, prima che qualcosa di grave costringa a farlo.

Ora una nota: tutta una cultura millenaria ci ha raccontato come corpo e anima siano cose distinte e non è vero, nella misura in cui non ci sarebbe alcuna anima senza un corpo sul quale radicarla; una cultura centenaria che si è opposta a questa visione, poi,  ci ha invece insegnato che l’identità, l’Io sono, è il nostro corpo, e che la psiche è fondata su di esso in quanto meccanismo neurofisiologico epifenomenico. E questo è assolutamente vero. Per cui, riparando il corpo guasto, si salverebbe la propria identità, l’interezza fatta di corpo e psiche.

Ma nell’atto della apparizione fenomenica (non epi-fenomenica*) della super-coscienza (non della sub-coscienza o dell’inconscio) che manifesta in modo tanto chiaro come amore appassionato e cura da un lato, e distacco emotivo e sentimentale dall’altro, siano condizioni reciproche di permanenza, è contenuta la rivelazione di un fatto davvero sovrumano: ogni uomo è una unità inscindibile di corpo, anima, psiche, energia e coscienza; ma tutto questo, in Uno, non è ancora l’Essenza dell’Uomo che va oltre, ben oltre.

Questo oltre è un luogo che chi percorresse la Via potrebbe considerare come il luogo di arrivo del proprio viaggio; e questo oltre è il luogo dell’Assenza, in cui lo sguardo che la contempla non genera che un’attonita coscienza (sovra-coscienza) che Assenza e Presenza sono Uno, come lo sono Distacco ed Amore.

Chi è credente e cerca Dio, non lo troverà mai; chi non è credente e cerca se stesso troverà l’Assenza di Dio, che è la Sua assoluta e totale Presenza e saprà perché il grandi santi sono atei.

 

·         La sovra-coscienza fa discendere la Conoscenza che non c’era; la subcoscienza fa affiorare o emergere la conoscenza che era nascosta in profondità.

mercoledì 3 giugno 2015

Se sei avveduto

"...se sei avveduto focalizzerai la tua attenzione su ciò che è essenziale. In tal modo, plasmerai la tua vita come si plasma un'opera d'arte. Diversamente t'ingannerai per tutta la vita."

domenica 24 maggio 2015

Le meraviglie del cuore

"Le meraviglie del cuore sono al di fuori delle cose percepite dai sensi, perché anche il cuore vero è al di fuori della percezione sensoriale, e le menti sono troppo deboli per afferrare ciò che non è percepibile dai sensi. Il cuore ha due porte, una che si affaccia sul Mondo Celeste e un’altra che si affaccia sul mondo materiale visibile."

"Questa seconda porta è a tutti nota; l'altra, che è una porta interiore – e si chiama anche porta dell’ispirazione, del soffio del cuore e della rivelazione - si apre solo a coloro che..." 

sabato 23 maggio 2015

L'uomo come incontro tra Ordine e Caos

Secondo l'Antico Egitto, l'Uomo è il luogo dell'incontro/scontro dinamico e vitale di due realtà complementari ancestrali: l'Ordine Cosmico (dominio della coerenza) e il Caos (dominio dell'entropia che conduce alla morte). Integrazione e Disgregazione in lotta tra di loro: quello che ne risulta è un equilibrio instabile ma persistente che è l'Uomo.
 
Questa interazione tra le due forze produce cinque corpi, che vanno dal più denso al meno denso.
1)     Il corpo fisico, come descritto dall’anatomia e dalla fisiologia. Ha un cervello ma non una mente.
2)     Il corpo psichico, rappresentazione mentale del corpo fisico, come risulta dalle esperienze somatiche, che chiamiamo sensazioni. La mente è considerata come un epifenomeno del cervello in quanto organo del corpo fisico.
3)     L’Ombra, che comprende l'inconscio o incosciente, ma anche il sogno e soprattutto il superconscio. E' il luogo d’incontro dei due corpi inferiori e dei due successivi, più sottili.
4)     Il corpo magico, o matrice del corpo di luce, capace (se posto nelle condizioni adeguate) di determinare persino modificazioni delle condizioni di natura, inscritte - diremmo noi - nel DNA.
5)     Il corpo spirituale, il più sottile dei corpi, quello che è il prodotto dell'integrazione nella coscienza dei quattro corpi precedenti, e - da quel momento - determina tutti e cinque gli stati. E’ l’unico corpo in grado di stabilire una relazione diretta con la Realtà Cosmica Unitaria (Cosmo, Uno). E' dunque il corpo spirituale il luogo d’incontro dell’Uomo con Dio, quello in cui l'Uomo non è più, e solo Dio è.
 
Questa visione della condizione umana può aiutare chiunque si ponga con sincerità a considerare la propria "reale" natura. Questo era l'insegnamento che veniva impartito nei Templi egizi, e che continua da sempre ad essere impartito in quel tempio eterno che è il Tempio dell'Uomo, ovvero il suo stesso corpo, in tutti i gradi della sua "manifestazione".

mercoledì 20 maggio 2015

I Terapeuti

Ai tempi di Gesù, quando ad Alessandria d’Egitto si andavano fondendo le culture egizia, mediorientale e greco-latina, esisteva una comunità monastica di uomini e donne, detti i ‘Terapeuti’, di cui si sono perse le tracce storiche e rimane solo qualche sparuta e frammentaria testimonianza.
Per Platone, un ‘terapeuta’ è uno che ‘ha cura’ del corpo e dell’anima: un tessitore di abiti, o un cuoco; ma è anche un ‘servitore’ delle cose sacre. Marc’Aurelio ritiene che la ‘therapia’ sia l’arte di conservarsi puro da ogni passione, al fine di “essere attento alla sola divinità che abita in sé e circondarla di un culto sincero”.
In quel tempo, il ‘terapeuta’ è un semplice tessitore, o un cuoco, che ha però una speciale consapevolezza che usa per aver cura degli dèi e delle ‘parole’ che essi dicono alla sua anima. 
Dèi che sono manifestazioni dell’Uno (come era in Egitto), e rappresentazioni di verità assolute (ontologiche) cui il sapiente si riferisce nell’orientarsi lungo il percorso delle ‘concatenazioni’.

Il ‘desiderio’ è uno strumento basilare della funzione terapeutica: su di esso il sapiente vigila, al fine di mantenerlo sempre vivo e di orientarlo costantemente verso la meta che si è prefissa: ‘questa cura etica può fare di lui un essere felice, sano e semplice (non duale, non diviso in se stesso), vale a dire un saggio.’ 
Il ‘terapeuta’ diventa allora un essere ‘che sa pregare’ per la salute dell’altro, ossia sa richiamare su di lui la presenza e l’energia del Vivente, che è il solo a poter guarire ogni malattia e con il quale egli coopera. 
Il ‘terapeuta’ non guarisce, egli ‘ha cura’: è il Vivente che cura e guarisce; il ‘terapeuta’ ha soltanto il compito di mettere il malato nelle migliori condizioni affinché il Vivente agisca e la guarigione avvenga.


martedì 19 maggio 2015

Una grande noia

Fu chiesto a un Maestro che cosa si provasse nel vivere l'esistenza nel Suo elevatissimo stato spirituale. Rispose: "Una grande noia."

Ognuno dovrebbe chiedersi quale sia lo stato spirituale nel quale conduce la propria vita; nelle condizioni medie usuali non ci si accorge di essere in un qualche stato spirituale, non si sa neanche che cosa esso sia. E' una dimensione del vivere, questa, che l'uomo si è dimenticato di possedere.
Sapere che cosa è la vita, non in genere, ma in particolare la propria stessa vita nel momento stesso in cui la si vive, attimo per attimo: questa è la coscienza dello stato spirituale.
Questo stato è variabile, fluttua all'interno di una gamma di possibilità che attengono al proprio livello di coscienza; e questo livello di coscienza, però, può crescere, aprendo l'essere alla condivisione progressiva di mondi sempre più ampi, profondi e sottili. E sperimentare fluttuazioni sempre più ampie perché si allargano i confini entro i quali esse sono possibili.
Conoscere il proprio stato spirituale è dilatare la propria vita, offrendole possibilità che non si credeva di poter avere.
Dilatarla come il pavone fa della sua coda, tanto da renderla comprensiva di ogni cosa, di renderla capace di conoscere quindi ogni cosa, perché la conoscenza è tale solo quando tra il conoscente e il conosciuto non vi è più distanza, ma piuttosto completa identificazione; quando questo avviene, allora non c'è più niente da cercare, niente da conoscere, e la vita è tanto totale da non poter concepire neanche il proprio opposto.
Sì, in queste condizioni, ci si annoia.

domenica 17 maggio 2015

La circolazione energetica

La circolazione energetica.
La possibilità di apertura verso l'alto, o di scambio con l'Alto esiste,
ma non è disponibile nelle normali condizioni di esistenza,
in cui tutti gli sforzi umani si concentrano sulla conservazione di quanto si possiede.
L'uomo è un "sistema aperto in equilibrio dinamico",
capace cioè di scambiare con il mondo esterno sia energia che materia;
ma l'insistenza sulla conservazione di quanto possiede lo rende
psicologicamente e spiritualmente
 un sistema chiuso,
che tenta, contraddicendo la sua natura fisica,
di scambiare con l'esterno il meno possibile, prendendo molto e restituendo il meno possibile:
questa attitudine esalta la condizione "fisica" di sistema dissipativo,
capace cioè di consumare, ma non di produrre nulla di utile in Natura.
L'uomo muore perché, in quanto sistema dissipativo, non impedisce
che l'entropia lo conduca allo stato di "morte termica";
e vive finché si mantiene in equilibrio dinamico,
ovvero conserva la sua capacità di mantenersi aperto
e fluttuante (capace di cambiare vitalmente, dunque di evolvere).
Scegliere la vita senza possedere nulla
o la morte inevitabile possedendo quel che si riesce a possedere,
è una scelta di libertà.

sabato 16 maggio 2015

Il Saggio...


Il saggio è colui che conosce le conseguenze mentre il dotto è colui che apprende dalle esperienze.
La gente che conosce meglio la propria personalità, è quella che ha una cattiva opinione di essa.
Colui che chiede al proprio maestro: perché? non ha mai fortuna.
La Conoscenza è la scienza utile. Altrimenti è preferibile il silenzio.
La cosa peggiore per un uomo è descrivere una strada senza percorrerla e una situazione senza affrontarla.


 

venerdì 24 aprile 2015

Cos'è Somato-psico-energetico

"Somato-psico-energetico è l'approccio culturale che intende l'Uomo come Unità inscindibile costruitasi attorno a un nucleo energetico detto En (F. Navarro) e sviluppatosi secondo leggi morfogenetiche (Sheldrake) e manifestantesi nella dualità dinamica di soma e psiche (W. Reich), intesi come polarità complementari di un continuum bioenergetico, che va dal più denso (soma) al meno denso (psiche)."