martedì 26 giugno 2018

Messe a fuoco

La rivelazione è una subitanea quanto inaspettata posizione della coscienza che consente una visione: pressappoco come quando, osservando nel mirino di una macchina fotografica, le molte macchie di luce si trasformano in chiari oggetti in grazia del posizionamento dell'obiettivo su una determinata lunghezza focale; ciò che è sul piano di quella lunghezza risulta chiaro e collegato a definire un "quadro"; mentre tutto quello che è su altri piani, più lontani o più vicini non importa, si sfoca e perde dettagli, confini e consistenza.
La rivelazione è una istantanea "messa a fuoco"; la coscienza è quel "fuoco".
"Mettere a fuoco" però è espressione che significa anche "gettare tra le fiamme" qualcosa; e chi lo fa può essere animato da due opposte motivazioni: distruggere quel qualcosa, o alimentare piuttosto un fuoco per generare calore e luce.
Così una messa a fuoco ottica (o visionaria) distrugge la consistenza di tutto ciò che non è sul piano focale, per dar luce, definizione, contorno, realtà e calore vitale ed emotivo a quanto vi si trova.
Questa, è una rivelazione; e quale sia la distanza focale che la consente è definito dall'osservatore.
Al quale può essere rivelato come - essendo innumerevoli i piani focali possibili -  la consistenza del Reale sia ottenibile e insieme verificabile solo quando si decida di porre il fuoco su "infinito"∞, ottenendone una visione non planare, ma complessiva ed unitaria, nella profondità.
Questa, è la coscienza (e la visione) dell'infinito.

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