Una delle metafore più usate per descrivere quella Spiritualità che da sempre scorre nelle vene dell'umanità (anche se nascosta nelle sue profondità) è proprio quella del fiume carsico, che a tratti, nel corso del
tempo/spazio, si inabissa e a volte affiora.
Nelle epoche in cui Essa affiora, è un fiume generoso, di
ampia portata, come lo fu il Nilo per l’Antico Egitto.
Sul Nilo viaggiano silenziose ed eteree le feluche, mentre
sulle sponde si svolgono le attività di chi, ricevendo dall’acqua del fiume la
fertilità della terra che coltiva, ne trae nutrimento per vivere.
Chi viaggia sulle feluche, attraversa tutti i territori che
il fiume dello Spirito attraversa; chi è stanziale sulle sponde, vede
scorrere il fiume e si interessa solo del beneficio che essa gli reca al
passaggio.
È quindi molto diverso l’animo di chi governa la feluca, da
quello del contadino: il primo è simile all’Essere, il secondo all’Esistere.
Chi si mette sul fiume, deve rendersi
leggero, silenzioso, etereo e mai fermo. Deve viaggiare cogliendo ogni alito di
vento, e ogni spinta della corrente; non deve mai opporsi ma lasciarsi
condurre.
La Vita, come il fiume, scorre; la riva bagnata dalle acque
che scorrono, non scorre: produce gli effetti secondari della Vita, cioè la
generazione del seme nella terra.
Vi è sempre un momento in cui ci si vede costretti a riflettete su questo, con molta attenzione. E a scegliere dove
stare.
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