Il Lavoro è simile a quello dell’archeologo, che scava per
trovare un prezioso bene sepolto, antichissimo, una testimonianza della vita di
qualcosa che non si osava sperare fosse mai esistito.
Il terreno di questo scavo è colui stesso che scava, e la Pratica
è lo strumento con cui lo scavo, profondo e delicato, viene effettuato, nella
pazienza e nell’attenzione.
Ogni volta esso rivela una piccola porzione dell’Essere, e
lascia così immaginare il Tutto; ma ad ogni ulteriore porzione scoperta, il
Tutto sembra doversi immaginare diverso, e sembra essere sempre più vasto di
quanto lo si era osato immaginare.
Ciò dipende da un fatto particolare che solo sulla Via si
verifica: è la Pratica a scavare, ma è la Pratica stessa – anche – a produrre
quel bene sepolto che essa stessa porta alla Luce.
Perché solo sulla Via ciò si verifica? Perché l’archeologo
porta alla Luce la testimonianza di ciò che è morto, la Pratica è vivificante e
porta dunque alla Luce la testimonianza di ciò che è Vivo, e di ciò a cui solo il
Vero dà Vita.
Scavando |
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