mercoledì 15 marzo 2017

Reazioni vitali del terzo tipo

Gli antichi dicevano che la vita è la capacità di reagire.
Se fosse possibile "costruire" un organismo come si fa con una macchina, si tratterebbe poi di metterlo in moto, una volta che tutti gli organi fossero compiuti.
Allora si imprimerebbe una forza in un determinato punto attivando una funzione e un automatismo.
Gli organismi, maxime quello umano, sono fondati sulla dualità e - si dice - sull'alternanza delle funzioni.
Dunque imprimendo una forza iniziale di grande potenza su, poniamo, il ramo simpatico del sistema neurovegetativo (quello che sostiene le funzioni vitali oltre la volontarietà), si genererebbe un eccesso in quella polarità della funzione vegetativa complessiva.
Tale eccesso, raggiunto il proprio limite (come alcune macchine hanno il limitatore di velocità, così gli organismo hanno dei sensori di eccesso), cadrebbe precipitosamente avendo innescato la polarità opposta (quella parasimpatica) a compensazione riequilibrante dell'eccesso iniziale.
La crescita della parasimpaticotonia fino all'eccesso, genererebbe di nuovo l'attivazione della polarità opposta, quella simpatica, in funzione equilibrante, e così via.
Questo equilibrio instabile, frutto di alternanza di polarità e della pulsazione che ne deriva, è la vita.
Il meccanismo è un automatismo, la cui durata è quella che è; quella che la forza cinetica di reazione a se stessi consente, e che va progressivamente esaurendosi, in assenza del ripetersi di quell'impulso iniziale che ha generato l'automatismo.
Immaginando invece, (ma solo immaginando ché non è mai stato possibile) che l'impulso possa ripetersi costantemente e che quindi la reazione organica non sia più frutto dell'automatismo insito nel suo funzionamento, ma sia risposta alla forza di una potente impulso esterno, ecco che la vita diventerebbe Vita.
Immaginando questa assurdità, si assisterebbe forse a un superlavoro dell'organismo, che ne muterebbe il metabolismo e potrebbe affaticare alcuni organi deputati alla trasformazione dell'energia in materia e viceversa, come ad esempio cuore e fegato. Ma ciò non sarebbe una malattia, ma una guarigione, o meglio una trasformazione... perché l'organismo che è alimentato dalla Vita non è lo stesso organismo che è alimentato dalla vita meramente organica ed automatica.
L'affaticamento dell'organismo intero, nella sua unità, dovrebbe essere ampiamente lenito (o almeno reso possibile) da un lento adattamento di esso al superlavoro, a una sorta di allenamento.
Quel che ne risulterebbe sarebbe una forma Vivente molto meno legata all'organico, alla carnalità e alla tirannia di essi, un essere davvero libero.

Antica Madre dormiente


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