mercoledì 10 ottobre 2018

Circa la Notte dei Segreti svelati


La “Notte dei Segreti svelati” - evento che si è svolto domenica 7 Ottobre - era una duplice opportunità: quella di avvicinare nuovi amici su un terreno “fisico e metafisico” (Pholeterion) di sincerità reciproca, in modo che potessero trovarsi accolti, e sviluppare il loro desiderio di liberarsi del peso di se stessi, che opprime; ma anche quello di rivelare come vi siano segreti che sono un peso da portare, e segreti che sono tesori da proteggere.

Il messaggio che l'evento voleva veicolare era appunto la possibilità di fare questa distinzione: il Segreto di cui noi parliamo spesso è un tesoro da rivelare a noi stessi, segreto che abbiamo con la nostra stessa essenza interiore e che “rimangono tra noi e lei”.
I segreti invece che possiamo, e dobbiamo, svelare agli altri sono le nostre qualità umane, quelle che spesso consideriamo persino difetti di cui vergognarsi, o almeno debolezze, timori, zone d’ombra… le nostre forze occulte.

C’è sempre un momento in cui ci sentiamo nudi, sentiamo di non aver più nulla da nascondere, e sentiamo che il tentativo di farlo è ridicolo, infantile… siamo visti! Se questo ci sgomenta, allora siamo costretti a chiederci di cosa ci vergogniamo, cosa vorremmo che  non si vedesse… questo fatto conduce a un ulteriore passaggio della coscienza: a volte si è costretti a diventare orgogliosi di quello di cui ci si vergogna. Questo è il passaggio che – con un atto coraggioso di svelamento, un atto “psicomagico” – chi ha partecipato alla "Notte" avrà potuto fare.
Quelli che non si sono risparmiati e che hanno avuto il coraggio di incontrare le proprie paure attraversandole, e non quelli che hanno svelato non un segreto, ma una difesa che tenevano nascosta per le evenienze estreme, come un coltello legato alla caviglia.
Quelli che saranno stati sinceri avranno sciolto i propri nodi esistenziali e lo vedranno nel futuro prossimo, perché si vedranno come se incontrassero un nuovo luminoso amico. Gli altri (che spero non ci siano) avranno perso una buona occasione e non lo faranno più.

Con grande affetto, nella bellezza delle Manifestazioni.


Umiltà

Chi è realmente umile crede tanto nell'Umiltà che non concepisce né tollera in alcun modo l'arroganza presuntuosa e la sopraffazione di chicchessia.
Dunque l'umiltà non è affatto umiliazione, non è tolleranza, ma è l'orgogliosa dignità dei guerrieri.

martedì 9 ottobre 2018

domenica 7 ottobre 2018

Spes ultima dea

Suggerisco a quelli che hanno la bontà di ritenere utile quel che dico, di non coltivare la speranza.
Cosicché, quando mi è capitato di dirmi deluso del risultato di un certo lavoro, qualcuno mi ha fatto notare che dovevo aver io stesso coltivato qualche inutile speranza! Qualche illusione circa un esito che auspicavo.
Il fatto è che rinunciare alla speranza è umanamente impossibile; dunque la rinuncia è un fatto ultra-umano, ed è possibile solo a chi abbia saputo sostituire alla speranza la certezza, ossia la percezione della Verità (o della Realtà, che è lo stesso) come fatto costantemente presente nell'attuale. Che abbia dunque acquisito una percezione dello spazio/tempo non come scorrimento, ma come Presenza Permanente. E chi abbia fatto questo non è più - stricto sensu - un uomo.
«La nostra Speranza è così certa che è come se già fosse divenuta Realtà. Non abbiamo infatti alcun timore, poiché a promettere è stata la Verità, e la Verità non può ingannarsi né ingannare[S. Agostino]
Ma gli umani sperano ("A chi è nel timore, sia consentita la speranza", dice Lucano), hanno aspettative, coltivano ora per raccogliere poi, e raccolgono sempre quel che seminano. Allora quando suggerisco di non coltivare la speranza, suggerisco di smetterla di accontentarsi di essere semplicemente umani.
Sì, ha ragione chi mi ha rimproverato: coltivo la speranza che qualcuno abbia saputo abbandonarla e andare oltre, realizzando quel che è, ovvero trasferendo in Realtà ciò che è in Potenza. Vedere che non è così, mi delude.

Allegoria della Speranza

venerdì 5 ottobre 2018

Verità su se stessi

Il desiderio sincero, quand'anche non la volontà e la determinazione, di accedere alla Verità, significa intraprendere una via ardua, il cui primo passo consiste nel dire la verità a se stessi su se stessi: se si conserva la sincerità anche in questo, molto spesso si troverà che non si possiedono le qualità (decisione, coraggio, passione, pazienza, umiltà, perseveranza fino all'ostinazione) per perseguire l'obiettivo.
E' pur sempre qualcosa: la spietatezza nel riconoscere i propri limiti è la condizione per superarli; se non lo si fa, e se ne è sconfitti, la Verità diventa inaccessibile e del solo desiderarla si è persino indegni. La Verità si rivela a chi vuole, e chi La vuole non può far altro che rendersene degno, e attendere con fiducia.
La Verità o la Realtà

giovedì 4 ottobre 2018

Permanenza in vita

- "La vita non è altro che lo spazio/tempo concesso ad un essere per rendersi immortale", sentenziò il maestro.
- "Ma io non ho mai visto nessuno rimanere in vita in eterno!", obiettò il discepolo.
- "Certo! Quando uno ha raggiunto l'immortalità, non ha più bisogno della vita, e la lascia!".

Caccia vite

lunedì 24 settembre 2018

Oltre

E' ormai noto agli evoluzionisti che l'intelligenza è il prodotto dell'evoluzione (che risponde ciecamente alle Leggi Eterne che l'hanno generata), e non ne è la causa.
L'intelligenza - ma più esattamente la coscienza -  è qualcosa che è stata introdotta come nuovo ingrediente nell'impasto che, avendo generato la vita organica, l'ha fatta poi lievitare fino ad un livello tale da sopportare, in alcuni individui a ciò preparati, il suddetto innesto. Questi individui hanno poi trascinato con sé l'intera specie umana.
Questo processo è di nuovo in atto, ed è quindi oggi molto importante essere tra quelli che saranno preparati a sostenere il successivo innesto. Di cosa? Gli evoluzionisti dicono che certamente ci sarà un'evoluzione, ma altrettanto certamente la scienza sa che è impossibile prevederne gli esiti.
Per la scienza darwiniana l'uomo fu la scimmia oltre la scimmia... l'uomo oltre l'uomo non si sa come e cosa sarà, ma ci sarà certamente, un uomo oltre l'uomo.