giovedì 22 settembre 2016

Mele

Mio nonno raccontava questa parabola a me bambino:
Veniva portato a tavolo un cesto di mele. Uno dei commensali subito afferrava la più bella, grossa, lucida e rossa. Il suo vicino, con una smorfia di insofferenza, non poteva fare a meno di biasimarlo: "Gettarsi così voracemente sulla più bella mela..."
"Perché - diceva il primo - tu, invece, cosa avresti fatto?"
"Beh, ne avrei scelta una più piccola, mediocre, meno appariscente..."
"Ebbene, perché ti lamenti? Te le ho lasciate tutte."

Ogni mela è frutto di un seme, e ne ha altri al suo interno. Ed ogni mela ha il dovere di sviluppare le potenzialità del seme da cui ha avuto origine fino ad esprimerle tutte. Con ciò essa sarà la mela perfetta, l'essenza di ogni possibile mela a venire, di cui conterrà il seme ricco di tutte le potenzialità della mela assoluta.
Lo stesso è per l'uomo. Esiste l'Uomo Perfetto, anche se solo come espressione di tutte le potenzialità dell'Essere (e non dell'animale) umano. A ogni uomo spetta il dovere di realizzarle.
Si dice, in alcuni antichissimi cammini che conducono a tale realizzazione, che Dio si nutra dell'uomo, come noi delle mele; e che scelga di nutrirsi dell'uomo migliore e più realizzato, come quell'accorto commensale della mela più grossa .
C'era una esortazione, in quel cammino: rendetevi cibo buono al palato di Dio! Chi mangerà le mele piccole, stentate, poco mature ed aspre? Di solito, in passato, si davano agli animali, ed infatti sono il cibo dell'animale (e non dell'Essere) umano.



Un cesto di mele


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