martedì 6 dicembre 2016

Coscienza ardente

Tempo addietro avevo proposto una "meditazione del fuoco".
Se si osserva un fuoco nel camino, non è possibile alla mente distinguere tra il combusto e la fiamma, perché ciò che chiamiamo "fuoco" è una cosa sola, l'unità dei due, la fusione di ciò che del fuoco è causa con ciò che ne è l'effetto.
Il fuoco è una buona metafora dell'Essere Umano.
A ognuno è consentito di porre la propria coscienza (cioè il riconoscimento della propria identità come "io sono") nel fuoco stesso come unità di legna e fiamma, o nella legna, o nella fiamma sola.
Si osserva come queste due ultime soluzioni siano le più adottate, in quanto - crediamo - sono quelle che sostengono la dualità e la parzialità, le stesse cose che sostengono la coppia, la famiglia, e la ricerca della propria metà della mela. Retaggi della visione platonica che ha imbevuto la cultura occidentale, e che producono la disperante sensazione di mancanza che Platone riteneva appartenente alla natura umana.
Ma se ci si sente legna, ci si sente consumare e divorare dalle fiamme senza altra ragione di vivere che morire immolandosi per far vivere la fiamma; e se ci si sente fiamma, ci si sente consumatori, divoratori di ogni cosa organica al fine di sostenere la propria febbrile sopravvivenza. Entrambi atteggiamenti che - ripetiamo - sono i più comunemente riscontrabili nel condurre le esistenze.
La percezione dell'Unità dell'Essere Umano, del proprio essere umani, è quella di chi sostiene il proprio calore, il proprio ardore radiante con la propria stessa natura organica; e si nutre di nient'altro che di se stesso, producendo con la propria vita unitaria ed unificata, ciò di cui ogni inverno ha bisogno: la luce e il calore.
La prossima volta che con serietà ci si chiederà come progettare domani (invece che come conservare ieri sperando che si prolunghi fino a diventare oggi), sarà il caso che ci si decida a porre la coscienza dell'uomo in luoghi diversi dalle sue parzialità. E questo lo si fa individualmente e senza possibilità di delega ad altri... perché è oggi disponibile una natura umana diversa da quella che descriveva Platone, se la si volesse adottare...

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