mercoledì 28 novembre 2018

Alienazioni

A volte si ha la sensazione che tutto sia stato detto, tutto sia stato fatto, e che dunque non vi sia da far altro che lasciare che il tempo e l'usura delle intemperie consumi ciò che c'è e che non può trasformarsi se non in questo senso... come una roccia millenaria, erosa dal vento, si mescoli in granelli alle sabbie del deserto da cui emerge. Una definitiva vittoria dell'entropia.
Sembra che non vi sia (più) una possibilità evolutiva, e che ogni movimento di ogni cosa presente non sia che uno sfregamento erosivo tra elementi materiali che devono tornare polvere; il movimento di ogni cosa, anche organica... di ogni vivente, dunque e persino di ogni uomo... uomini ormai tra loro in relazioni erosive, ed entropiche.
Se questa sensazione di mobilità apparente, ma di stasi reale, appare al sognatore sveglio come verità, [“al limite fra sogno e pensiero oggettivo, nella confusa regione dove il sogno si nutre di forme e colori reali, e dove, per converso, la realtà ... trae la sua atmosfera onirica”*] non si può che cercare di scrutare oltre la linea d'orizzonte delle dune che la falsa mobilità genera, e vedere se vi sono azzurri celesti o stelle notturne... c'è un oltre, se è così. E vedere così se queste azzurrità sono abitate, non da esseri alieni, ma semplicemente da esseri VIVENTI. Chè il Vivente è alieno al deserto.




*Gaston Bachelard

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