venerdì 30 novembre 2018

Viaggi in treno

In fondo ogni storia (naturale, e umana) non è che la narrazione dei momentanei successi ottenuti da una delle due forze che si combattono nell'eterno: quella di conservazione e quella di evoluzione.
Due forze nient'affatto in contrasto, ma piuttosto complementari (1), dal momento che l'evoluzione serve alla conservazione della specie (giacché ne permette l'adattamento sempre più efficace alle condizioni di vita), così come la conservazione consente il mantenimento della materia da far evolvere.
Come tutti i valori ontologici, essi costituiscono leggi che agiscono sia al livello macro, che al livello micro; sono insieme cosmici e individuali (umanamente parlando). Dunque anche nelle storie personali umane avverrà che, ad esempio, uno persegua evolutivamente un sogno (di un amore, magari, o di una ricchezza) e - raggiuntolo - lo voglia conservare con tutte le forze.
Ora occorre analizzare le conseguenze del prevalere di ognuna delle due forze: la forza conservativa è dominata dal femminile, e quella evolutiva dal maschile; ma accade che le donne si esprimano evolutivamente (sono loro che producono nuove vite...) e gli uomini lo facciano conservando (sono loro che difendono i territori...). Il prevalere della forza conservativa, se non fecondata da quella evolutiva (come il seme maschile feconda un utero) alla lunga consegna il conservato a morte sicura, mentre quello della forza evolutiva tende a distruggere ciò di cui si nutre, dal momento che la "cosa" è la strutturazione di molecole in un certa forma data, e se si vuole cambiare quella forma, bisogna distruggere necessariamente la forma precedente.
Analizzando i fenomeni solo nell'attuale (dunque in un momento in cui è una delle due forze a prevalere) sfugge alle umane coscienze che il cambiamento evolutivo della forma è la sola conservazione possibile delle molecole che compongono la "cosa".
E' questo meccanismo che spiega la conservazione dell'energia/materia nell'eterno mutare (Parmenide vs Eraclìto).
Ma poiché chi scrive è convinto che sia il singolo uomo a costruire gli Universi e non viceversa, osserveremo qui che la personalità, o l'identità umana (come ogni altra), non è che una momentanea permanenza, atta a mutazioni il cui scopo è conservare... cosa? Cosa c'è nell'Uomo che è mentre muta? anche quando questo mutamento diventa estremo, come nella morte organica? in cosa consiste la permanenza eterna, dunque non più momentanea, se non in un cambiamento senza "momentanee" stasi conservative?
Se ancora contrapponiamo Essere e Divenire, dobbiamo concludere che l'Essere è il Divenire, e viceversa. La radicale liberazione consiste dunque nello scioglimento di ogni vincolo conservativo, ché la conservazione vera è nel mutamento soltanto... vivere è morire, morire è vivere.
Il discorso porta lontano (2), e a chi scrive non piace viaggiare: sono i treni a viaggiare, gli uomini ci stanno solo seduti sopra.


(1) Dicesi "di parte più o meno essenziale, ma necessaria sul piano quantitativo, qualitativo, strutturale o del funzionamento". Ma chi scrive dice che complementari sono gli elementi uno dei quali non sarebbe visibile o rilevabile se non ci fosse l'altro (es: notte e giorno).
(2) Il difendersi e il difendere ciò che si possiede, la difesa dei confini, il mostrare i maschili muscoli nel farlo, la "propaganda" etc... denunciano la totale incapacità di intendere l'Uomo come Ente. La socialità è la relazione plurima tra esseri liberi ed uguali: ogni volta che si nega questo fatto "ontologico" si produce il caos che si pretende di ordinare, e non sempre lo si fa involontariamente... etc, etc. etc. Ma nessun Uomo può essere governato da uomini.

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