Chi è realmente umile crede tanto nell'Umiltà che non concepisce né tollera in alcun modo l'arroganza presuntuosa e la sopraffazione di chicchessia.
Dunque l'umiltà non è affatto umiliazione, non è tolleranza, ma è l'orgogliosa dignità dei guerrieri.
"Dire che l'uomo, e di conseguenza il corpo umano, è "fatto ad immagine di Dio" significa, a priori, che esso manifesta qualcosa d'assoluto e proprio per questo d'illimitato e di perfetto ... l'uomo denota non solo il vertice delle creature terrestri, ma anche - e proprio per questo - l'uscita dalla loro condizione ... vedere l'uomo equivale a vedere non soltanto l'immagine di Dio ..., ma pure una porta aperta sull'Illuminazione liberatrice ..."
mercoledì 10 ottobre 2018
martedì 9 ottobre 2018
domenica 7 ottobre 2018
Spes ultima dea
Suggerisco a quelli che hanno la bontà di ritenere utile quel che dico, di non coltivare la speranza.
Cosicché, quando mi è capitato di dirmi deluso del risultato di un certo lavoro, qualcuno mi ha fatto notare che dovevo aver io stesso coltivato qualche inutile speranza! Qualche illusione circa un esito che auspicavo.
Il fatto è che rinunciare alla speranza è umanamente impossibile; dunque la rinuncia è un fatto ultra-umano, ed è possibile solo a chi abbia saputo sostituire alla speranza la certezza, ossia la percezione della Verità (o della Realtà, che è lo stesso) come fatto costantemente presente nell'attuale. Che abbia dunque acquisito una percezione dello spazio/tempo non come scorrimento, ma come Presenza Permanente. E chi abbia fatto questo non è più - stricto sensu - un uomo.
Sì, ha ragione chi mi ha rimproverato: coltivo la speranza che qualcuno abbia saputo abbandonarla e andare oltre, realizzando quel che è, ovvero trasferendo in Realtà ciò che è in Potenza. Vedere che non è così, mi delude.
Cosicché, quando mi è capitato di dirmi deluso del risultato di un certo lavoro, qualcuno mi ha fatto notare che dovevo aver io stesso coltivato qualche inutile speranza! Qualche illusione circa un esito che auspicavo.
Il fatto è che rinunciare alla speranza è umanamente impossibile; dunque la rinuncia è un fatto ultra-umano, ed è possibile solo a chi abbia saputo sostituire alla speranza la certezza, ossia la percezione della Verità (o della Realtà, che è lo stesso) come fatto costantemente presente nell'attuale. Che abbia dunque acquisito una percezione dello spazio/tempo non come scorrimento, ma come Presenza Permanente. E chi abbia fatto questo non è più - stricto sensu - un uomo.
«La nostra Speranza è così certa che è come se già fosse divenuta Realtà. Non abbiamo infatti alcun timore, poiché a promettere è stata la Verità, e la Verità non può ingannarsi né ingannare.» [S. Agostino]Ma gli umani sperano ("A chi è nel timore, sia consentita la speranza", dice Lucano), hanno aspettative, coltivano ora per raccogliere poi, e raccolgono sempre quel che seminano. Allora quando suggerisco di non coltivare la speranza, suggerisco di smetterla di accontentarsi di essere semplicemente umani.
Sì, ha ragione chi mi ha rimproverato: coltivo la speranza che qualcuno abbia saputo abbandonarla e andare oltre, realizzando quel che è, ovvero trasferendo in Realtà ciò che è in Potenza. Vedere che non è così, mi delude.
Allegoria della Speranza |
venerdì 5 ottobre 2018
Verità su se stessi
Il desiderio sincero, quand'anche non la volontà e la determinazione, di accedere alla Verità, significa intraprendere una via ardua, il cui primo passo consiste nel dire la verità a se stessi su se stessi: se si conserva la sincerità anche in questo, molto spesso si troverà che non si possiedono le qualità (decisione, coraggio, passione, pazienza, umiltà, perseveranza fino all'ostinazione) per perseguire l'obiettivo.
E' pur sempre qualcosa: la spietatezza nel riconoscere i propri limiti è la condizione per superarli; se non lo si fa, e se ne è sconfitti, la Verità diventa inaccessibile e del solo desiderarla si è persino indegni. La Verità si rivela a chi vuole, e chi La vuole non può far altro che rendersene degno, e attendere con fiducia.
E' pur sempre qualcosa: la spietatezza nel riconoscere i propri limiti è la condizione per superarli; se non lo si fa, e se ne è sconfitti, la Verità diventa inaccessibile e del solo desiderarla si è persino indegni. La Verità si rivela a chi vuole, e chi La vuole non può far altro che rendersene degno, e attendere con fiducia.
La Verità o la Realtà |
giovedì 4 ottobre 2018
Permanenza in vita
- "La vita non è altro che lo spazio/tempo concesso ad un essere per rendersi immortale", sentenziò il maestro.
- "Ma io non ho mai visto nessuno rimanere in vita in eterno!", obiettò il discepolo.
- "Certo! Quando uno ha raggiunto l'immortalità, non ha più bisogno della vita, e la lascia!".
- "Ma io non ho mai visto nessuno rimanere in vita in eterno!", obiettò il discepolo.
- "Certo! Quando uno ha raggiunto l'immortalità, non ha più bisogno della vita, e la lascia!".
Caccia vite |
lunedì 24 settembre 2018
Oltre
E' ormai noto agli evoluzionisti che l'intelligenza è il prodotto dell'evoluzione (che risponde ciecamente alle Leggi Eterne che l'hanno generata), e non ne è la causa.
L'intelligenza - ma più esattamente la coscienza - è qualcosa che è stata introdotta come nuovo ingrediente nell'impasto che, avendo generato la vita organica, l'ha fatta poi lievitare fino ad un livello tale da sopportare, in alcuni individui a ciò preparati, il suddetto innesto. Questi individui hanno poi trascinato con sé l'intera specie umana.
Questo processo è di nuovo in atto, ed è quindi oggi molto importante essere tra quelli che saranno preparati a sostenere il successivo innesto. Di cosa? Gli evoluzionisti dicono che certamente ci sarà un'evoluzione, ma altrettanto certamente la scienza sa che è impossibile prevederne gli esiti.
Per la scienza darwiniana l'uomo fu la scimmia oltre la scimmia... l'uomo oltre l'uomo non si sa come e cosa sarà, ma ci sarà certamente, un uomo oltre l'uomo.
L'intelligenza - ma più esattamente la coscienza - è qualcosa che è stata introdotta come nuovo ingrediente nell'impasto che, avendo generato la vita organica, l'ha fatta poi lievitare fino ad un livello tale da sopportare, in alcuni individui a ciò preparati, il suddetto innesto. Questi individui hanno poi trascinato con sé l'intera specie umana.
Questo processo è di nuovo in atto, ed è quindi oggi molto importante essere tra quelli che saranno preparati a sostenere il successivo innesto. Di cosa? Gli evoluzionisti dicono che certamente ci sarà un'evoluzione, ma altrettanto certamente la scienza sa che è impossibile prevederne gli esiti.
Per la scienza darwiniana l'uomo fu la scimmia oltre la scimmia... l'uomo oltre l'uomo non si sa come e cosa sarà, ma ci sarà certamente, un uomo oltre l'uomo.
lunedì 17 settembre 2018
Sul perdono
Se vi interrogate seriamente su cosa sia, nella pratica, il perdono vi sentirete smarriti fino a che non possiate formulare l'ipotesi che si tratti di rinuncia alla vendetta per un male subìto e quasi sempre irreparabile.
Epperò sentirete spesso dire ai perdonatori: non cerco vendetta, ma cerco giustizia! Il che equivale a dire: rinuncio alla vendetta privata, ed affido la vendetta alla comunità.
La giustizia (umana) è appunto una vendetta collettiva, che diventa, con ciò, legale.
Dunque la domanda è: esiste una giustizia che non preveda una vendetta? esiste una punizione che sia direttamente prodotta dall'atto iniquo, senza giudici di mezzo? una punizione del tipo: quel che faccio a te, lo faccio a me? Se ti ferisco, ne rimango ferito, se ti uccido mi suicido?
Se ci si convince che è proprio così, il perdono non ha senso. E nemmeno il senso di colpa, il giudizio, la vendetta...
Epperò sentirete spesso dire ai perdonatori: non cerco vendetta, ma cerco giustizia! Il che equivale a dire: rinuncio alla vendetta privata, ed affido la vendetta alla comunità.
La giustizia (umana) è appunto una vendetta collettiva, che diventa, con ciò, legale.
Dunque la domanda è: esiste una giustizia che non preveda una vendetta? esiste una punizione che sia direttamente prodotta dall'atto iniquo, senza giudici di mezzo? una punizione del tipo: quel che faccio a te, lo faccio a me? Se ti ferisco, ne rimango ferito, se ti uccido mi suicido?
Se ci si convince che è proprio così, il perdono non ha senso. E nemmeno il senso di colpa, il giudizio, la vendetta...
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