...quei rarissimi esseri capaci di emettere la vibrazione base, quella specie di La naturale sul quale si accorderebbero un'orchestra o un coro... questi sono i Maestri.Il Maestro, si precisa ora, è il La in sé.
Il La è qui simbolo di una vibrazione naturale di base cui gli universi si accordano per poter emergere dal caos, ovvero per potersi agglomerare in materia/energia, ovvero crearsi, in grazia di una coerenza. E' per questo che è corretto dire - tout court - che il Maestro è il La.
Ed è per questo che più volte chi scrive ha insistito nell'affermare che "il Maestro non è un uomo".
E tuttavia, sviluppando la metafora sonora, il La qui non è più naturale, ma è un ultra-suono, e quindi sfugge alla possibilità umana di essere udito, a meno che non vi sia uno strumento che lo riduca a una frequenza armonica che ricada nel range dell'udibile.
Vi sono alcuni strumenti dunque, che risuonano sul La inaudibile, emettendone una versione "udibile" (ma si intende sensibile, ovvero capace di interagire con la natura organica), e questi sono i Maestri che riconosciamo storicamente. Anche se l'udibilità del La "naturale" che essi emettono è a loro discrezione, ed Essi si fanno udire se e quando lo ritengono necessario, la loro presenza consente comunque di generare sul piano umano quella frequenza capace di produrre evoluzione mediante coerenza, evidenziando intanto tutte le dissonanze e le stonature; e pone contemporaneamente il tema di come un Maestro in forma umana sia tale: è evidente che Egli è una sorta di La incarnato e che abbia la facoltà di risuonare, perché lo è, sul La ultrasonico (sovra-naturale) di cui metaforicamente si parlava poco fa.
Quindi, l'homo normalis che si accordi con il Maestro nelle sue vicinanze fisiche, affinerà le sue capacità di risonanza come fa un buon violino, che migliora la sua "voce", man mano che lo si suona; e ciò fino al punto in cui si amplierà tanto la capacità di risonanza da superare i limiti del range percettivo umano fino a raggiungere il livello del La ultrasonico, diventandolo, alla fine.
Per cui, il Maestro agisce per Presenza, in quanto emette la propria vibrazione; ciò che Egli dice è relativamente importante, mentre lo è ciò che Egli fa (come attrattore strano, ovvero agglomeratore di materia/energia in forma coerente all'interno della dinamica di un sistema caotico); e poiché il farsi è insito nel Vivente, la cosa riguarda sempre il qui ed ora.
La lettura di ciò che ha detto un Maestro antico ha una potenza solo se fatta da un altro Maestro presente, che la riattualizzi. Per questo i Maestri dicono che il contenuto dei libri è "morto", e persino che "un Maestro morto non serve a niente".