martedì 1 novembre 2016

Certe cose

Ci sono cose - è noto - che non hanno prezzo. Questo le pone fuori dalla logica del mercato, e dalla portata di chiunque desiderasse possederle.
L'esistenza di queste cose sovverte le regole dell'economia e dello scambio, e - in una società capitalistica fondata sull'economia dei consumi - sovverte anche le regole dello stare insieme, perché sottrae il denaro al compito di veicolo (persino a volte di sostituto!) della relazione.
Chi volesse raggiungere ad ogni costo quelle cose, deve accettare che, pur raggiungendole, non le possiederebbe, e che quindi c'è la possibilità che il suo desiderio ardente produca di fatto l'essere da loro posseduto: il desiderio insoddisfatto, ma con l'oggetto di esso davanti agli occhi, produce - si sa - un turbamento costante che alla lunga diviene insopportabile, tanto che non vi è altra scelta che allontanarsene, fuggendo lontano per non vederlo più.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, come sanno bene gli amanti delusi.
Chi non si allontanasse, dovrebbe accettare di esserne posseduto, di sopportarne il potere di attrazione senza fine e dovrebbe imparare a godere di questo stato, tanto che il "possedere" qualcosa verrebbe di proposito evitato perché porrebbe fine al desiderio ardente.
Così, chi volesse davvero ciò che non ha prezzo, sarebbe uno che non possiede niente, né lo desidera.
Dunque, a chi dovrebbe essere concesso l'uso (non il possesso!) delle cose senza prezzo se non a chi non desidera possederle?
Chi non ha niente, ha dunque tutto: potenzialmente, almeno... e realmente se è sincero.
Essendo disposte quelle cose ad obbedire alle intenzioni di costui, egli potrà concederne in dono (non altro che in dono) i benefici a chi riterrà ne sia degno (il che non prevede un giudizio morale, ma la valutazione dell'utilità dell'uso che questi ne potrà fare).
Dunque, le cose che non hanno prezzo possono essere donate, ma solo da quelli che non le possiedono e che non desiderano possedere nulla: se non si convincono questi Signori che nulla hanno a sopravvivere mettendoli in condizioni di farlo dignitosamente, le cose che non hanno prezzo usciranno definitivamente dalla portata di tutti, tranne che di quei Signori, ma in altra condizione.
Il che non è necessariamente un male, se chi vive nella società mercantile (e la giudica bastevole a se stessa e fonte di ogni bene e di felicità) le deprezza; non perché non le può comprare, ma perché l'articolo non interessa loro.
Le cose che non hanno prezzo sono fuori mercato.

Mercato di ciò che è fuori mercato...


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