giovedì 3 novembre 2016

Radici

Appare la difficoltà di quanti "non hanno più nulla" dopo il terremoto, ad allontanarsi dalle macerie, dai materiali di scarto di una vita che sembrerebbe richiedere di essere rifondata dopo che la Necessità ha deciso così.
Il desiderio di tutti è invece quello di "riscostruire" esattamente ciò che c'era prima, e tornare a fare, identica, la vita che si faceva prima. In particolare, ritorna più volte, nelle cronache, l'esigenza riportata di "non lasciare gli animali". Certo, questo riguarda gli allevatori o quanti hanno attività economiche che li contemplino, ma non si può fare a meno di sentire come questo riguardi la propria animalità intesa come fondamento biologico a monte dell'evoluzione.

Questo è il dato, sul quale non è giusto dare alcun giudizio. Ma la riflessione che ciò suscita è che l'individuo umano è radicato alla propria terra, come un bambino è radicato al ventre della propria madre; che il cordone ombelicale non può essere tagliato, e che, anche quando il padre (la Necessità, qui) lo fa (e il padre che lo fa, separa il figlio dalla madre per dargli una vita sua), il figlio urla e si adopera con tutte le sue forze per rientrare nell'utero, per ritrovare - viene ripetuto dai media ossessivamente - le proprie radici.
Ora, a chi riflettesse fuori dalle suggestioni emotive (cosa quasi impossibile) risulterebbe chiaro come le proprie radici autentiche siano nel seme che le ha affondate nella terra, e non nella terra. Che quindi le proprie radici sono in quella Necessità che taglia i legami, non negli uteri che li hanno creati, seppure per dare vita.
Colpisce come questo fatto non venga preso in nessuna considerazione e che anzi il permanere nell'utero sia considerato un diritto inalienabile dell'uomo, che le autorità si impegnano a garantire.
Non so perché, ma il fatto che il terremoto non cessi sembra quasi dipendere dalla opportunità di insistere finché questo non venga compreso... ma, naturalmente, si tratta solo di un evento geologico.

Radici nel cemento


Nessun commento:

Posta un commento