venerdì 13 aprile 2018

Orgoglio e dignità

Chi scrive è abituato a osservare in ogni evento, e in ogni cosa, e in ogni vivente, un segno dell'aspetto intrinsecamente numinoso della vita.
Questo atteggiamento gli impedisce di ravvisare il male assoluto, anche nei comportamenti e nelle vicende umane più efferate. in quanto crede di vedere come ogni bene assoluto non possa passare che per la dissoluzione o - al peggio - per la distruzione anche traumatica degli impedimenti alla sua manifestazione, luminosa e solare. Queste distruzioni, e null'altro, sono percepite come il male.
Tuttavia non può non rendersi conto che, per coloro che vivono personalmente cataclismi, ingiustizie, distruzioni, malattie, guerre, povertà e disperazione, sia assai difficile trovare il numinoso in questi patimenti.
Eppure c'è. E chi non ha più niente, ha spesso una dignità residua che non riesce ad essere scalfita neanche dalle peggiori aggressioni, espulsioni, insulti e indegne persecuzioni. Dignità che manca sempre agli aggressori, che nell'aggredire mostrano il loro degrado.
Se quindi i valori umani potessero essere misurati non sul denaro che si possiede (con relativo potere), ma sulla dignità che obbliga anche il misero a non ostentare per pudore la propria miseria, ritenendola qualcosa di proprio, di intimo, di cui andare fieri come valore, perché testimonia almeno che egli non ha mai sottratto nulla a nessuno (ché non sarebbe altrimenti così misero); ebbene se  i valori umani, dicevo, potessero esser misurati sulla dignità, sarebbero ben pochi gli esseri umani cui attribuire questo nome.
Chi scrive auspica che maturino i tempi nei quali questi miseri dignitosi ed orgogliosi, questi aristocratici fieri del proprio valore umano ed ultra-umano, e sdegnosi di altri valori, possano ritrovarsi e fraternamente dare luogo a un salto quantico dell'Essere Umano.
A volte, chi scrive, sente l'impulso - inutile, certo - a lanciare un appello perché questo si realizzi subito.

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