mercoledì 15 giugno 2016

Non c'è [più] niente da fare

"Non c'è [più] niente da fare" può significare due cose:
"le abbiamo tentate tutte, ma bisogna abbandonare ogni speranza ormai";
oppure:
"tutto quello che doveva essere fatto è stato fatto, e nulla rimane ora incompiuto".
Se si attribuisce alla frase il primo significato, si attiva la rassegnazione; se invece gli si attribuisce il secondo, si attiva una fiduciosa attesa.
In entrambi i casi, tuttavia, si deve attivare una facoltà che è l'ultima tra quelle assegnate a Dio nell'enunciazione dei Suoi 99 meravigliosi attributi: la Pazienza.
Ma, certamente, "non c'è più niente da fare"; se non attendere chi, non avendo ancora iniziato a far alcunché, tema di non avere più il tempo di fare una qualsiasi cosa che risulti utile davvero alla propria vita, e non a perderne il tempo.

Vivi sempre a favore di tempo, sapendo che perder tempo
è sprecare la vita e correre contro il tempo è maltrattare il cuore.

domenica 5 giugno 2016

Pholeterion

è il luogo fisico e metafisico, reale e virtuale,
in cui, nell’antichità, si incontravano
gli antichi maestri con i loro discepoli.
Questo luogo, che è piuttosto un luogo del cuore e della sua dimensione,
era un’oasi verde, un giardino, e la parola che vi veniva scambiata
era la vibrazione capace di esprimere la radice dell’energia vivente,
che si trasmetteva, viva, da maestro a discepolo.
Questa radice è stata poi chiamata Conoscenza;
essa è posta alla base della scienza e della cultura,
nelle quali si manifesta in modo multiforme,
così come era nella vita del  discepolo che si manifestava
la parola vivificante del maestro.


lunedì 18 aprile 2016

Pazienza

La pazienza non è l'arte di aspettare, ma l'arte di non aspettarsi nulla.

Figura da colorare con pazienza

martedì 9 febbraio 2016

Ponti

Vi sono due tipi di viaggiatori, quelli circolari e quelli lineari.
I primi partono da un luogo, ne visitano un altro, e tornano al luogo di partenza recando con sé ricordi e immagini del viaggio fatto; dopo un po' ripartono per un altro viaggio, un altro ritorno, un altro ricordo.
I secondi partono da un luogo e vanno avanti, sempre avanti. I meno esperti tra loro attraversano ponti che poi tagliano dietro di sé, temendo di avere la tentazione di tornare indietro; i più esperti, certi che questa voglia non apparterrà mai loro, consolidano i ponti, perché altri viaggiatori lineari li possano percorrere. Questi sono i pontefici: hanno pochi ricordi.
Si tratta di due specie umane molto diverse, tra le quali nel tempo si stabiliscono distanze siderali.
Appartenere all'una o all'altra è un fatto genetico, e determina il destino individuale.
Stabilire a quale specie si appartiene chiarisce i propri obiettivi e impedisce di dedicarsi a progetti di vita ai quali si è inadatti, sprecando inutilmente del tempo prezioso.
Un ponte

martedì 5 gennaio 2016

Ombrelli

Piove.
Tutti cercano riparo. Chi è furbo costruisce ombrelli e dice: "Io solo posso darvi riparo!".
Poi dice: "Che cosa mi date in cambio?" e stabilisce il prezzo dell'ombrello.
Poiché non vi è altri che possa dar riparo, costui acquista potere; e poiché è il solo a vendere ombrelli, diventa ricco.
I poveri, bagnati, sono costretti a lavorare per quel ricco, e vengono pagati, poco, per fabbricare gli ombrelli che il padrone venderà loro a caro prezzo.
Nasce l'odio sociale: ciò non è giusto!
Nascono pensatori che riflettono, e filosofie che rivendicano i diritti dei poveri.
Altri pensatori rivendicano i diritti dei ricchi.
Si formano partiti e schieramenti.
Nascono quelli che chiedono pietà, e quelli che si inorgogliscono nell'averne.
Poi i poveri, bagnati e sfruttati, si ribellano. Uccidono il padrone della fabbrica di ombrelli e prendono a fabbricare ombrelli in cooperativa.
Ora tutti hanno ombrelli, è nato l'ombrello del popolo.
Ma si accorgono che, una volta al coperto, hanno bisogno di caldo, perché, siccome fuori piove, le loro case sono fredde e umide.
C'è uno di loro, allora, che inventa la stufa e dice: "Io solo posso scaldarvi!" ... Etc.

Chi ha fatto piovere la prima volta?

Ombrello della Miosericordia

domenica 27 dicembre 2015

E' ora ... (riflessioni sulla fede)

E' ora di porre il problema della fede in termini corrispondenti alla Verità di questo tempo, che esprime una nuova fase, un nuovo progetto creativo ed evolutivo dell'Umanità.
Non si chieda più, ormai, di credere a un Dio lontano dagli uomini, estraneo ad essi e irraggiungibile: credere o no in questo Ente diventa uno sterile problema di opinioni e di ideologie, o di forme attribuiteGli.
Si chieda, ora, se si crede alla Vita. Ma di più, se si crede alla propria vita.
Guardarsi, osservarsi, e scrutare nelle profondità e nelle pieghe del proprio essere vivi, in tutte le fantasmagoriche piccole e grandi manifestazioni della vitalità stessa, è opera di ri-conoscimento, e non di "fede". 
Sull'essere vivi non ci possono essere opinioni, ma solo evidenze; non speranze, ma certezze. E la cosa non riguarda il futuro, ma il presente. Non riguarda neanche il passato, giacché si è vivi solo ora, in questo preciso momento in cui ci si accorge di esserlo.
Inutile chiedersi dove o Chi sia Dio: non lo si saprebbe mai e gli sforzi fatti potrebbero portare molto lontani dalla Realtà. Osservare invece la Vita operante è vederne quantomeno l'Opera, se non l'Essenza.
Questo riconoscimento, e l'impossibilità - all'osservatore - di ridurre la propria vita a elementi singoli, a singoli funzioni di organi estraniati dal sistema vivente che egli è, mostrerà il senso del Vero come Unità ed Unicità, senza bisogno di ulteriori difficili spiegazioni.
E' ora di ricondurre ogni forma di convivenza alla vera, vitale religiosità, ché di questo si tratta: di Vita. E rinunciare, abbandonandola, a ogni forma di convivenza strutturata per i morti, quelli che, morti qui e ora, speravano in una vita nel poi; e a quelli che, morti qui e ora, non speravano neanche più in quella. Questi ultimi, senza speranza, sono forse però i più vicini alla verità.

"Un sistema termodinamico aperto, 
in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico 
di disequilibrio stazionario 
e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche 
verso la sintesi di se stesso."