mercoledì 14 settembre 2016

Tesori


Un tale scavava alla ricerca di tesori. Trovava qualche oggetto, mai di grande valore. Ma scavava, continuava a scavare con l’intenzione tutta tesa a fare la scoperta della sua vita.

A chi gli chiedeva quale fosse il suo lavoro, rispondeva: “Il cercatore di tesori!”

Dopo diversi anni di ricerca, vedendo dei contadini scavare un pozzo, si rese conto di aver messo a punto una tecnica di scavo molto più raffinata, capace di produrre in breve tempo buche ben più profonde.

Si offrì dunque ai contadini di farlo al loro posto. Gli chiesero quale fosse il suo lavoro; rispose: “Lo scavatore.” Accettarono,  e gli diedero un compenso pari al servizio reso.

Talmente rapido ed efficace si rivelò il suo lavoro, che la sua abilità divenne nota nella zona, e molti gli chiesero di scavare in profondità per loro. E lui si innamoro di quel lavoro che sapeva fare così bene; non cercava niente, scavava e basta, solo perché quello, ora, era il suo “lavoro”.

Si arricchì tanto da mettere insieme un tesoro, quello che aveva smesso di cercare; quello – soprattutto – che non desiderava più trovare, felice com'era del semplice scavare bene.
 
Un qualche tesoro

martedì 13 settembre 2016

Porte


"Il tempo si comporta così: ogni porta che si apre è un’opportunità di realizzare qualcosa, purché la si imbocchi in tempo. Ma restare a progettare cosa fare non serve più a niente, perché, quando si aprirà una porta, non sapremo se è quella giusta per realizzare la cosa che abbiamo progettato, o se è una opportunità del tutto diversa dal nostro progetto. Quindi serve essere pronti ad agire a seconda l’opportunità che si apre e nei tempi in cui essa resta disponibile. Questo ci obbliga a una attenzione costante, che non deve essere né ossessiva né ansiosa. Si chiama Presenza. Chi agisce, in questi casi, deve essere l’Essenza, che – come sappiamo – è molto veloce.

[...] Se una cosa prevista capita nel momento in cui la porta è chiusa, non serve a niente. Quindi chi vi parla dovrebbe, vedendo aperta una porta, dirvi: correte qui e venite con me, presto! Ma si sentirebbe rispondere che avete altro da fare etc. Per cui si adatta e fa sforzi disumani per far coincidere quel che si deve fare con le vostre esigenze. Però non è bello sentirsi rispondere “no” quando si chiede qualcosa, perché non lo si fa per sé, ma per la persona a cui lo si chiede." 
(Novembre 2008)
Aperte e socchiuse...

lunedì 12 settembre 2016

Rari nantes

Le rare persone che non sono intervenute al seminario dal titolo "Vigliacca paura", e che non riescono a perdonarselo, possono cercare lenimento leggendone un estratto (epurato di quanto richiede una relazione umana costituita dalla presenza fisica) attraverso il sito Pholeterion, a questa pagina, cliccando sul titolo nella sezione "eventi recenti" in fondo alla pagina.

Un prossimo incontro

C'è un prossimo incontro, il 9 Ottobre.
I dettagli sul sito www.pholeterion.it
A presto

venerdì 9 settembre 2016

Responsabilità, Dovere e colpa

Responsabilità e Dovere sono concetti opposti.
La Responsabilità è libertà; solo l'uomo libero è responsabile, perché l'uomo è libero solo se ha potenza (ovvero possibilità autonoma di agire sul mondo per modificarlo), e solo chi ha potenza ha la responsabilità di usarla bene. All'uomo libero nulla può essere imposto se non con la coercizione violenta, e senza grandi risultati effettivi. Quindi l'atto responsabile nasce esclusivamente dalla necessità interiore di compierlo.
Il Dovere è quanto viene imposto dall'esterno all'uomo reso schiavo, e prevede la sorveglianza delle sue azioni, la costrizione all''agire e la punizione in caso di inadempienza.
Per questo motivo, le società umane si fondano sul dovere, e mai sulla responsabilità.
Il senso di colpa è la introiezione del dovere, ovvero  l'aver fatto proprie le istanze vessatorie e punitive della società cui si appartiene; non ha nulla a che fare con la Responsabilità.
La colpa prevede una punizione, che lo schiavo è disposto persino ad autoinfliggersi; il mancato esercizio di Responsabilità prevede soltanto la vergogna che l'uomo libero e potente prova quando non mette al servizio ciò di cui dispone, ovvero tutto se stesso.
Conclusione: chi ha responsabilità è libero e non ha colpe.
Chi ha doveri, è schiavo, è sempre colpevole di qualcosa e perciò sempre punibile.
Un'ultima cosa: solo il Servitore è un Uomo Libero...

Franano le case: di chi la colpa?


martedì 6 settembre 2016

Centri benessere


Esistono molte opportunità, oggi, per trovare un sollievo alla psiche, o all’anima, affaticata dalle ansie, dalle paure e dalle dolorose tristezze che quella che chiamiamo in modo inappropriato “vita” ci procura. C’è ovunque un centro benessere, o una palestra, o una meditazione, o una chiesa nella quale rifugiarsi per trovare una pausa, un ristoro momentaneo, prima di tornare a quella che chiamiamo impropriamente "realtà”, e che consideriamo "dura".
Ma la vita, intesa in modo corretto, è una gestazione; e la gestazione non è per il feto una “dura realtà” dalla quale prendersi una pausa ogni tanto. Per il feto in gestazione, ogni attimo è un accrescimento, è un’acquisizione di nuovi elementi vitali, di nuove funzioni, di nuove potenze. E non vi possono essere pause di riposo. È un meraviglioso lavoro senza riposo, e una gioia persino a volte dolorosa, quando un passaggio evolutivo produce un fastidio … così è – ad esempio – quando un bimbo mette i denti. E alla fine, il passaggio periglioso, stressante, per il canale del parto, che conduce alla luce. La vita vera, è una gestazione che conduce a una nascita.
Esistono poche opportunità, oggi, per trovare un luogo (reale e virtuale) in cui poter vivere la propria vita per quello che è, ossia una gestazione. E so che quei pochi che le trovano, spesso si lamentano perché cercavano un centro benessere…, ma chi è stanco di essere vissuto dalla vita, e vuole finalmente viverla, diffida delle consolazioni momentanee, e accetta con gioia questa opportunità, se mai gli si manifesta.
 
Il bello della vita


lunedì 5 settembre 2016

Ho dovuto constatare...


«Ho dovuto constatare di persona che oggi, a voler istruire gli ignoranti e gli incolti
ci si attira solo ostilità.
Ho visto brillare in tutto il suo fulgore il fuoco infernale della stupidità e dell'aberrazione [...].

Mi sono urtato all'incomprensione di genti cieche alle luci e ai segreti della saggezza [...],
genti i cui sguardi non hanno mai oltrepassato i limiti delle evidenze materiali,
e le cui riflessioni non si sono mai innalzate al di sopra degli abitacoli delle tenebre e della loro polvere [...].

Questo soffocamento dell'intelligenza, questo congelamento delle qualità naturali,
questa ostilità della nostra epoca alla conoscenza, alla gnosi, alla spiritualità,
al bene nostro e di tutti
m'hanno consigliato infine di nascondermi a loro,
e di coltivare la saggezza e la via mistica nei ritiri nascosti e sublimi che solo i saggi conoscono.»

Sadr al Din Shirazi (1571-1627)

Forse è terminato, dopo 500 anni, il tempo del "nascondersi nei ritiri nascosti".
Forse i saggi, oggi, devono faticosamente come in un parto, venire alla Luce.

Anche di questo parleremo, molto presto, qui.

Sadr al Din Shirazi, filosofo persiano