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http://www.pholeterion.it/Icone.htm
"Dire che l'uomo, e di conseguenza il corpo umano, è "fatto ad immagine di Dio" significa, a priori, che esso manifesta qualcosa d'assoluto e proprio per questo d'illimitato e di perfetto ... l'uomo denota non solo il vertice delle creature terrestri, ma anche - e proprio per questo - l'uscita dalla loro condizione ... vedere l'uomo equivale a vedere non soltanto l'immagine di Dio ..., ma pure una porta aperta sull'Illuminazione liberatrice ..."
giovedì 29 settembre 2016
sabato 24 settembre 2016
Narrazioni
- "So di un tale, molto povero, che è anche perseguitato dalla sfortuna. Un giorno uscì per andare a raggranellare qualche soldo, ma fu colto da un tale temporale che si inzuppò tutto. Per ripararsi entrò in un negozio e sentendosi in imbarazzo comprò una cosa qualsiasi: un biglietto della lotteria. Ebbene, quel biglietto vinse un premio minore, ma sufficiente per dargli un po' di respiro; però la sua sfortuna volle che l'inzuppatura gli procurasse una polmonite e tutta la vincita se ne andò per curarla..."
- "Sì, io conosco quel tale e so di questa storia... Ma lui racconta di essere un uomo molto fortunato e di essere in grazia di Dio, tanto che non gli manca mai nulla; dice che - essendosi preso una polmonite e non avendo soldi per curarla - Dio volle che vincesse la somma giusta alla lotteria, costringendolo a comprare un biglietto che, se non fosse piovuto a dirotto, non avrebbe mai pensato di comprare..."
La differenza tra una vita felice ed una infelicissima dipende dalla narrazione che ciascuno ne fa a se stesso; così come quella che chiamiamo realtà o verità, che non è altro che il frutto della interpretazione immaginaria di ciò che è, invece, davvero Realtà e Verità, e che sta "dietro" ogni evento.
Non cesso di raccontarmi che qualcuno, prima o poi, finirà per capirlo e vorrà parlarne...
www.pholeterion.it
- "Sì, io conosco quel tale e so di questa storia... Ma lui racconta di essere un uomo molto fortunato e di essere in grazia di Dio, tanto che non gli manca mai nulla; dice che - essendosi preso una polmonite e non avendo soldi per curarla - Dio volle che vincesse la somma giusta alla lotteria, costringendolo a comprare un biglietto che, se non fosse piovuto a dirotto, non avrebbe mai pensato di comprare..."
La differenza tra una vita felice ed una infelicissima dipende dalla narrazione che ciascuno ne fa a se stesso; così come quella che chiamiamo realtà o verità, che non è altro che il frutto della interpretazione immaginaria di ciò che è, invece, davvero Realtà e Verità, e che sta "dietro" ogni evento.
Non cesso di raccontarmi che qualcuno, prima o poi, finirà per capirlo e vorrà parlarne...
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Narrazioni trasformanti |
giovedì 22 settembre 2016
Mele
Mio nonno raccontava questa parabola a me bambino:
Veniva portato a tavolo un cesto di mele. Uno dei commensali subito afferrava la più bella, grossa, lucida e rossa. Il suo vicino, con una smorfia di insofferenza, non poteva fare a meno di biasimarlo: "Gettarsi così voracemente sulla più bella mela..."
"Perché - diceva il primo - tu, invece, cosa avresti fatto?"
"Beh, ne avrei scelta una più piccola, mediocre, meno appariscente..."
"Ebbene, perché ti lamenti? Te le ho lasciate tutte."
Ogni mela è frutto di un seme, e ne ha altri al suo interno. Ed ogni mela ha il dovere di sviluppare le potenzialità del seme da cui ha avuto origine fino ad esprimerle tutte. Con ciò essa sarà la mela perfetta, l'essenza di ogni possibile mela a venire, di cui conterrà il seme ricco di tutte le potenzialità della mela assoluta.
Lo stesso è per l'uomo. Esiste l'Uomo Perfetto, anche se solo come espressione di tutte le potenzialità dell'Essere (e non dell'animale) umano. A ogni uomo spetta il dovere di realizzarle.
Si dice, in alcuni antichissimi cammini che conducono a tale realizzazione, che Dio si nutra dell'uomo, come noi delle mele; e che scelga di nutrirsi dell'uomo migliore e più realizzato, come quell'accorto commensale della mela più grossa .
C'era una esortazione, in quel cammino: rendetevi cibo buono al palato di Dio! Chi mangerà le mele piccole, stentate, poco mature ed aspre? Di solito, in passato, si davano agli animali, ed infatti sono il cibo dell'animale (e non dell'Essere) umano.
Veniva portato a tavolo un cesto di mele. Uno dei commensali subito afferrava la più bella, grossa, lucida e rossa. Il suo vicino, con una smorfia di insofferenza, non poteva fare a meno di biasimarlo: "Gettarsi così voracemente sulla più bella mela..."
"Perché - diceva il primo - tu, invece, cosa avresti fatto?"
"Beh, ne avrei scelta una più piccola, mediocre, meno appariscente..."
"Ebbene, perché ti lamenti? Te le ho lasciate tutte."
Ogni mela è frutto di un seme, e ne ha altri al suo interno. Ed ogni mela ha il dovere di sviluppare le potenzialità del seme da cui ha avuto origine fino ad esprimerle tutte. Con ciò essa sarà la mela perfetta, l'essenza di ogni possibile mela a venire, di cui conterrà il seme ricco di tutte le potenzialità della mela assoluta.
Lo stesso è per l'uomo. Esiste l'Uomo Perfetto, anche se solo come espressione di tutte le potenzialità dell'Essere (e non dell'animale) umano. A ogni uomo spetta il dovere di realizzarle.
Si dice, in alcuni antichissimi cammini che conducono a tale realizzazione, che Dio si nutra dell'uomo, come noi delle mele; e che scelga di nutrirsi dell'uomo migliore e più realizzato, come quell'accorto commensale della mela più grossa .
C'era una esortazione, in quel cammino: rendetevi cibo buono al palato di Dio! Chi mangerà le mele piccole, stentate, poco mature ed aspre? Di solito, in passato, si davano agli animali, ed infatti sono il cibo dell'animale (e non dell'Essere) umano.
Un cesto di mele |
mercoledì 14 settembre 2016
Tesori
Un tale scavava alla ricerca di tesori. Trovava qualche
oggetto, mai di grande valore. Ma scavava, continuava a scavare con l’intenzione
tutta tesa a fare la scoperta della sua vita.
A chi gli chiedeva quale fosse il suo lavoro, rispondeva: “Il
cercatore di tesori!”
Dopo diversi anni di ricerca, vedendo dei contadini scavare un
pozzo, si rese conto di aver messo a punto una tecnica di scavo molto più raffinata, capace
di produrre in breve tempo buche ben più profonde.
Si offrì dunque ai contadini di farlo al loro posto. Gli chiesero quale fosse il suo lavoro; rispose: “Lo scavatore.” Accettarono, e gli diedero un compenso pari al servizio reso.
Talmente rapido ed efficace si rivelò il suo lavoro, che la
sua abilità divenne nota nella zona, e molti gli chiesero di scavare in
profondità per loro. E lui si innamoro di quel lavoro che sapeva fare così bene; non cercava niente, scavava e basta, solo perché quello,
ora, era il suo “lavoro”.
Si arricchì tanto da mettere insieme un tesoro, quello che
aveva smesso di cercare; quello – soprattutto – che non desiderava più trovare, felice com'era del semplice scavare bene.
Un qualche tesoro |
martedì 13 settembre 2016
Porte
"Il tempo si comporta così: ogni porta che si apre è
un’opportunità di realizzare qualcosa, purché la si imbocchi in tempo. Ma
restare a progettare cosa fare non serve più a niente, perché, quando si aprirà una porta, non sapremo se è quella giusta per realizzare la cosa che abbiamo
progettato, o se è una opportunità del tutto diversa dal nostro progetto.
Quindi serve essere pronti ad agire a seconda l’opportunità che si apre e nei
tempi in cui essa resta disponibile. Questo ci obbliga a una attenzione costante,
che non deve essere né ossessiva né ansiosa. Si chiama Presenza. Chi agisce, in
questi casi, deve essere l’Essenza, che – come sappiamo – è molto veloce.
[...] Se una cosa prevista capita nel momento in cui
la porta è chiusa, non serve a niente. Quindi chi vi parla dovrebbe, vedendo aperta una
porta, dirvi: correte qui e venite con me, presto! Ma si sentirebbe rispondere
che avete altro da fare etc. Per cui si adatta e fa sforzi disumani per far
coincidere quel che si deve fare con le vostre esigenze. Però non è bello sentirsi
rispondere “no” quando si chiede qualcosa, perché non lo si fa per sé, ma per la
persona a cui lo si chiede."
(Novembre 2008)
Aperte e socchiuse... |
lunedì 12 settembre 2016
Rari nantes
Le rare persone che non sono intervenute al seminario dal titolo "Vigliacca paura", e che non riescono a perdonarselo, possono cercare lenimento leggendone un estratto (epurato di quanto richiede una relazione umana costituita dalla presenza fisica) attraverso il sito Pholeterion, a questa pagina, cliccando sul titolo nella sezione "eventi recenti" in fondo alla pagina.
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