mercoledì 2 novembre 2016

Certe cose, lo scarabeo e l'avvoltoio

L'idea, dunque, che chi non ha niente ha tutto, se solo se ne rende conto, è di per sé rivoluzionaria.
Finora le rivoluzioni sono state fatte da chi non avendo più niente, voleva avere quanto aveva perso.

Ma adesso la rivoluzione la faranno quelli che non vogliono niente, cosa per la quale non c'è bisogno di scendere in piazza, né di contrastare un supposto, ormai inesistente, potere. Perché gridare al deserto?

Certo, nessuno vorrebbe far la prova, se non fosse costretto. Ma quando eventi di grandiosa potenza come un terremoto fanno dire a persone dignitosissime, con molta serietà e nessuna auto-commiserazione :"io non ho più niente", queste persone sono in condizioni di apprezzare (verbo che significa "dare un valore") ciò che non possiedono e il fatto stesso di non possederlo. Valore che non è più attribuibile a un bene, dunque, ma proprio al fatto di non averne.
La stessa cosa si può dire di chi, non avendo più niente, porta questa ricchezza altrove, come accade ai migranti. Come fa il vento che porta semi, e non mai frutti maturi, in luoghi distanti dalla pianta madre per diffonderne le qualità essenziali.

Garantire la sopravvivenza di chi non ha niente è garantire la sostanza necessaria allo sviluppo della prossima Creazione, o della prossima Evoluzione, a seconda delle convinzioni ideologiche che si hanno. La stessa cosa che - come sapevano dall'eternità i Faraoni - fa lo scarabeo (sacro) che nasconde le proprie uova in una palla di letame, che ne garantisce la crescita e la costanza della temperatura necessaria al loro schiudersi.

La Sostanza, posseduta solo da chi nulla possiede, sembrerebbe dunque letame, ovvero il materiale di scarto della vita organica; ogni cosa che si decompone - e molte lo stanno facendo in questo mondo, o Creazione - fornisce la Sostanza della nuova vita. Anche qui gli antichi egizi - che avevano capito molte cose che le civiltà successive si sono industriate a dimenticare - trovavano che Mut, l'avvoltoio, rappresentasse molto bene la funzione di ri-vivificazione che appartiene alla Grande Madre. La Grande Madre è la funzione di putrefazione del seme, dalla quale emerge il nuovo germoglio, la nuova vita (organica!).

La Sostanza però non è letame, ma - dovendosi dissimulare (ovvero fingere di non essere ciò che è) - sceglie di preferenza il letame, cosa che non ha prezzo.
Dio, si dice, se si mostra in forma umana lo fa nelle vesti di un vecchia mendicante... ma certo è solo una favola, perché Dio non esiste.



martedì 1 novembre 2016

Certe cose

Ci sono cose - è noto - che non hanno prezzo. Questo le pone fuori dalla logica del mercato, e dalla portata di chiunque desiderasse possederle.
L'esistenza di queste cose sovverte le regole dell'economia e dello scambio, e - in una società capitalistica fondata sull'economia dei consumi - sovverte anche le regole dello stare insieme, perché sottrae il denaro al compito di veicolo (persino a volte di sostituto!) della relazione.
Chi volesse raggiungere ad ogni costo quelle cose, deve accettare che, pur raggiungendole, non le possiederebbe, e che quindi c'è la possibilità che il suo desiderio ardente produca di fatto l'essere da loro posseduto: il desiderio insoddisfatto, ma con l'oggetto di esso davanti agli occhi, produce - si sa - un turbamento costante che alla lunga diviene insopportabile, tanto che non vi è altra scelta che allontanarsene, fuggendo lontano per non vederlo più.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore, come sanno bene gli amanti delusi.
Chi non si allontanasse, dovrebbe accettare di esserne posseduto, di sopportarne il potere di attrazione senza fine e dovrebbe imparare a godere di questo stato, tanto che il "possedere" qualcosa verrebbe di proposito evitato perché porrebbe fine al desiderio ardente.
Così, chi volesse davvero ciò che non ha prezzo, sarebbe uno che non possiede niente, né lo desidera.
Dunque, a chi dovrebbe essere concesso l'uso (non il possesso!) delle cose senza prezzo se non a chi non desidera possederle?
Chi non ha niente, ha dunque tutto: potenzialmente, almeno... e realmente se è sincero.
Essendo disposte quelle cose ad obbedire alle intenzioni di costui, egli potrà concederne in dono (non altro che in dono) i benefici a chi riterrà ne sia degno (il che non prevede un giudizio morale, ma la valutazione dell'utilità dell'uso che questi ne potrà fare).
Dunque, le cose che non hanno prezzo possono essere donate, ma solo da quelli che non le possiedono e che non desiderano possedere nulla: se non si convincono questi Signori che nulla hanno a sopravvivere mettendoli in condizioni di farlo dignitosamente, le cose che non hanno prezzo usciranno definitivamente dalla portata di tutti, tranne che di quei Signori, ma in altra condizione.
Il che non è necessariamente un male, se chi vive nella società mercantile (e la giudica bastevole a se stessa e fonte di ogni bene e di felicità) le deprezza; non perché non le può comprare, ma perché l'articolo non interessa loro.
Le cose che non hanno prezzo sono fuori mercato.

Mercato di ciò che è fuori mercato...


domenica 23 ottobre 2016

La Città del Non-Dove


L’anziano mi rispose: “Noi siamo una gerarchia incorporea di solitari. Veniamo dalla Città del Non-Dove.”

“E di quale regione fa parte questa città?”

“Di quella regione per la quale il dito di un giovane non può indicare la strada.”

“A quale attività è rivolta la maggior parte del vostro tempo?”

“Sappi che il nostro Lavoro è quello della tessitura. Siamo un gruppo di trasmettitori della Parola, e il nostro è un continuo pellegrinaggio.”

Tessitore


sabato 22 ottobre 2016

L'Uni-verso non è una democrazia

“L’Universo è un Organismo e non è una democrazia.

Nella natura, biologica e cosmica, c’è una gerarchia senza privilegi che dona a ciascuno secondo i propri bisogni.

Il nucleo di una cellula è distante dagli altri, ma ha la stessa identica memoria genetica dell’intero organismo; comprende la memoria dell’individuo, della specie a cui appartiene e quella di tutto l’ambiente, inclusa la luce gialla del sole. Grazie alla memoria genetica, olografica, tutte le cellule operano in armonia con il governo che nessuno ha votato – il sistema endocrino – (Il sistema endocrino “governa” il corpo e la psiche di ogni essere, suggerendo modi senza imporre leggi e morale. L’etica è naturale per chi è in contatto con la Vita, sente e comprende i Suoi messaggi “segreti”, le emozioni e l’eros.)

Con la secrezione ormonale – che avviene ogni giorno alle prime ore del mattino – il governo dà a ogni essere umano il suo pane quotidiano e riabilita le sue funzioni. In modi diversi tutti gli organismi hanno la capacità di soddisfare i propri bisogni, tranne quelli umani. Purtroppo noi siamo afflitti dal rumore della mente minore, e non sentiamo il canto della Vita che è etica naturale.”

 

Giuliana Conforto, astrofisica

La meditazione del Fuoco


Vi propongo di fare questo esercizio:

accendete un fuoco e restate ad osservarlo (se potete, in un camino); alimentatelo, o lasciatelo consumare. Intervenite su di esso aggiungendo combustibile, o sventolando aria, o gettandovi sopra acqua … verificate cosa può far mutare colore alla fiamma … insomma sperimentatelo in tutte le possibilità …
Il Fuoco rappresenta e si comporta esattamente come l’Amore.
Fatelo in silenzio, e non lasciatelo finché non si sia spento, per vostra volontà o nonostante essa. Mentre fate questo, ricordate a voi stessi che state lavorando con l’Amore, non con un semplice fuoco. Potete farlo in compagnia di altri: allora valutate cosa accade quando più persone (due, magari) intervengono sullo stesso ‘fuoco’.

Siccome nessuno ha chiaro cosa sia l’amore, questa meditazione vi aprirà orizzonti di conoscenza inaspettati e vi svelerà cosa avete fatto, cosa fate, cosa potrete fare nei confronti dell’amore.
Sapete che questo è il Mezzo, l'etere su cui viaggia ogni cosa, quindi sapete quanto questa meditazione può insegnarvi.

Scrivetemi le vostre riflessioni su quanto avrete fatto, se volete.
 
 

lunedì 17 ottobre 2016

La resurrezione di Lazzaro


Lazzaro, appena resuscitato e uscito dal sepolcro, venne intervistato da un cronista di Tele Nazareth. Ancora intontito, disse:

“Per prima cosa sento di dover ringraziare le tre persone che hanno reso possibile questo miracolo: il mio medico, che con grande professionalità mi è stato vicino con i suoi preziosi consigli fino al mio ultimo respiro; il mio imbalsamatore, che con il suo ottimo lavoro mi ha consentito di non decompormi troppo in questi tre giorni di morte e infine il becchino che mi ha sepolto e poi dissepolto con tanta attenzione e delicatezza. La vita è un bene prezioso, buona vita a tutti i telespettatori!”

domenica 9 ottobre 2016

La menzogna, la cautela, la prudenza.

La cautela e la prudenza non sono doti dell'innamorato.
L'innamorato vive una follia. Fa cose imprudenti, non rispetta le regole, corre rischi per stare un minuto con chi ama e fare per un attimo di due, uno.
Che cosa vuole l'innamorato? Tutto.
Bisogna volere Tutto, amare Tutto così totalmente e disperatamente da commettere follie (ovvero cose inusitate), per attraversare, superare e sconfiggere la paura.
La paura è una soglia, un confine, un velo posto tra la Menzogna e la Verità. Bisogna amare per superarlo. Chi ha paura, sceglie la Verità solo se ne è innamorato; chi non ama, allora, mente per necessità.

Sorridiamone:
Psicologicamente la menzogna è una manifestazione egoistica, riconducibile sia a una difesa contro il mondo esterno (e quindi a un sentimento più o meno inconscio d'inferiorità), sia alla vanità e al desiderio di apparire diversi da ciò che ci si sente (che son poi anch'esse forme di debolezza morale). Particolarmente inclini alla menzogna sono infatti i fanciulli, i selvaggi, le donne, i vecchi, gli ammalati di corpo o di spirito. È discutibile, e risolvibile solo volta per volta, se nei casi di psiconevrosi si possa parlare di menzogna: poiché l'anzidetto criterio della consapevolezza è anch'esso un criterio di massima. [Enciclopedia Italiana Treccani - 1934]

Cautela e follia