Chi scrive è abituato a osservare in ogni evento, e in ogni cosa, e in ogni vivente, un segno dell'aspetto intrinsecamente numinoso della vita.
Questo atteggiamento gli impedisce di ravvisare il male assoluto, anche nei comportamenti e nelle vicende umane più efferate. in quanto crede di vedere come ogni bene assoluto non possa passare che per la dissoluzione o - al peggio - per la distruzione anche traumatica degli impedimenti alla sua manifestazione, luminosa e solare. Queste distruzioni, e null'altro, sono percepite come il male.
Tuttavia non può non rendersi conto che, per coloro che vivono personalmente cataclismi, ingiustizie, distruzioni, malattie, guerre, povertà e disperazione, sia assai difficile trovare il numinoso in questi patimenti.
Eppure c'è. E chi non ha più niente, ha spesso una dignità residua che non riesce ad essere scalfita neanche dalle peggiori aggressioni, espulsioni, insulti e indegne persecuzioni. Dignità che manca sempre agli aggressori, che nell'aggredire mostrano il loro degrado.
Se quindi i valori umani potessero essere misurati non sul denaro che si possiede (con relativo potere), ma sulla dignità che obbliga anche il misero a non ostentare per pudore la propria miseria, ritenendola qualcosa di proprio, di intimo, di cui andare fieri come valore, perché testimonia almeno che egli non ha mai sottratto nulla a nessuno (ché non sarebbe altrimenti così misero); ebbene se i valori umani, dicevo, potessero esser misurati sulla dignità, sarebbero ben pochi gli esseri umani cui attribuire questo nome.
Chi scrive auspica che maturino i tempi nei quali questi miseri dignitosi ed orgogliosi, questi aristocratici fieri del proprio valore umano ed ultra-umano, e sdegnosi di altri valori, possano ritrovarsi e fraternamente dare luogo a un salto quantico dell'Essere Umano.
A volte, chi scrive, sente l'impulso - inutile, certo - a lanciare un appello perché questo si realizzi subito.
"Dire che l'uomo, e di conseguenza il corpo umano, è "fatto ad immagine di Dio" significa, a priori, che esso manifesta qualcosa d'assoluto e proprio per questo d'illimitato e di perfetto ... l'uomo denota non solo il vertice delle creature terrestri, ma anche - e proprio per questo - l'uscita dalla loro condizione ... vedere l'uomo equivale a vedere non soltanto l'immagine di Dio ..., ma pure una porta aperta sull'Illuminazione liberatrice ..."
venerdì 13 aprile 2018
venerdì 6 aprile 2018
Evento
Sperando di non arrecare
disturbo, alleghiamo la locandina di un incontro programmato per il 6 Maggio
2018. che vi preghiamo di estendere anche a persone che ritenete possano essere
interessate. Si tratta di una conversazione con Sergio, seguita da una pratica.
Potrebbe essere un’occasione per
incontrarci, e speriamo che lo sia davvero.
mercoledì 4 aprile 2018
Fenomenologia dell'espulsione
Quando la solita farfalla esce dal solito bozzolo che essa stessa ha costruito nella sua precedente fase evolutiva, il punto di vista della farfalla è di essere nata con un atto di liberazione; il punto di vista del bozzolo, che cade morto ai suoi piedi, è di averla espulsa.
L'espulsione è una legge eterna, che sta alla base della fisiologia di ogni nascita, o rinascita.
La madre espelle i propri figli per dar loro la libertà e l'autonomia, e lo fa con dolore; quindi non lo farebbe - forse - se non fosse obbligata dal fatto che il figlio è troppo grande per poterlo ancora contenere.
Così, ogni espulso è tale perché troppo grande per essere contenuto dal luogo che egli stesso ha contribuito a far vivere; luogo che, come il bozzolo, nell'espellerlo cessa la sua funzione e muore.
Gli espulsi sono i vivi. Quelli che si adoperano per far sopravvivere i bozzoli (di qualunque natura siano) ne traggano la conseguenza.
L'espulsione è una legge eterna, che sta alla base della fisiologia di ogni nascita, o rinascita.
La madre espelle i propri figli per dar loro la libertà e l'autonomia, e lo fa con dolore; quindi non lo farebbe - forse - se non fosse obbligata dal fatto che il figlio è troppo grande per poterlo ancora contenere.
Così, ogni espulso è tale perché troppo grande per essere contenuto dal luogo che egli stesso ha contribuito a far vivere; luogo che, come il bozzolo, nell'espellerlo cessa la sua funzione e muore.
Gli espulsi sono i vivi. Quelli che si adoperano per far sopravvivere i bozzoli (di qualunque natura siano) ne traggano la conseguenza.
domenica 1 aprile 2018
Liberazione e Resurrezione
Abbiamo bisogno di una nuova visione, stereoscopica, circolare, totale. Dunque non più di una vista (che è funzione ottica di organi sensoriali), ma di una percezione contemporanea di Tutto: creato e increato, passato e presente. Una visione estatica, immediata ed eterna.
Abbiamo vissuto la nostra vita e quella dei nostri predecessori accontentandoci di vedere una cosa alla volta, e questo abbiamo insegnato ai nostri successori, consegnando loro gli occhi della vista, e non gli organi della visione; così abbiamo abituato noi stessi, e gli altri, a considerare non le cose, ma la differenza tra le cose che di volta in volta abbiamo viste, e abbiamo voluto osservare analiticamente, mentre eravamo ciechi alla complessità di tutte le altre, che vivevano intanto.
La compresenza di Tutto nel tempo e nello spazio non può essere colta da una sguardo, e da una mente e da un logos, analitici. Quindi dobbiamo poter accedere a una coscienza che emerge dal Tutto, come la schiuma da un mare scosso da onde; e come questo mare in movimento dovremmo poterci auto-percepire. Le cose sono i disegni composti dalle onde, e noi siamo fatti della stessa sostanza che le produce. Le cose esistono momentaneamente, ma non sono, perché non possiedono il dono della Permanenza, stato questo che è dell'Essere.
Abbiamo bisogno di non incagliarci nelle ristrettezze delle scelte alternative, perché noi non viviamo una cosa alla volta, ma tutte le cose insieme.
La liberazione è nella possibilità di guadagnare questa percezione di essere Tutto nel Tutto, e la resurrezione nel generare una Umanità che abbia questa unica coscienza come stato di coscienza perenne.
Questo è il compito di trasformazione di chi è Vivente. E poiché il Tutto non può contenere che tutti i tempi nella contemporaneità, non si può dire correttamente che è il compito di chi è Vivente oggi: è il compito eterno dei Viventi.
Abbiamo vissuto la nostra vita e quella dei nostri predecessori accontentandoci di vedere una cosa alla volta, e questo abbiamo insegnato ai nostri successori, consegnando loro gli occhi della vista, e non gli organi della visione; così abbiamo abituato noi stessi, e gli altri, a considerare non le cose, ma la differenza tra le cose che di volta in volta abbiamo viste, e abbiamo voluto osservare analiticamente, mentre eravamo ciechi alla complessità di tutte le altre, che vivevano intanto.
La compresenza di Tutto nel tempo e nello spazio non può essere colta da una sguardo, e da una mente e da un logos, analitici. Quindi dobbiamo poter accedere a una coscienza che emerge dal Tutto, come la schiuma da un mare scosso da onde; e come questo mare in movimento dovremmo poterci auto-percepire. Le cose sono i disegni composti dalle onde, e noi siamo fatti della stessa sostanza che le produce. Le cose esistono momentaneamente, ma non sono, perché non possiedono il dono della Permanenza, stato questo che è dell'Essere.
Abbiamo bisogno di non incagliarci nelle ristrettezze delle scelte alternative, perché noi non viviamo una cosa alla volta, ma tutte le cose insieme.
La liberazione è nella possibilità di guadagnare questa percezione di essere Tutto nel Tutto, e la resurrezione nel generare una Umanità che abbia questa unica coscienza come stato di coscienza perenne.
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PHOLETERION |
Questo è il compito di trasformazione di chi è Vivente. E poiché il Tutto non può contenere che tutti i tempi nella contemporaneità, non si può dire correttamente che è il compito di chi è Vivente oggi: è il compito eterno dei Viventi.
sabato 31 marzo 2018
Passare oltre
La Pasqua è, nella tradizione ebraica, festa di liberazione; in quella cristiana, festa di resurrezione.
Entrambi i concetti si riferiscono a una promessa fatta all'uomo di passare oltre (l'etimo della parola è aramaico, da pasah, che questo significa), nel senso di superare la condizione umana, prigione mortifera, per accedere ad una condizione non super-, ma ultra-umana.
Nella narrazione vulgata, per gli ebrei questo ha significato la conquista della Terra promessa, e per i cristiani la resurrezione fisica, organica, dalla morte.
Tra le due tradizioni esiste una differenza: quella ebraica recepisce drammaticamente la condizione di prigionia e la liberazione con l'attraversamento del Mar Rosso; mentre la cristiana prevede una morte che a sua volta allude a una vita precedente cessata e poi ripresa dopo una pausa, e la prima delle due vite consiste in una incarnazione cristica. Le due cose non sono identiche, e alludono a tempi (evolutivi) diversi. Che si sono compiuti (incarnati) ormai entrambi ed appartengono perciò alla natura dell'uomo contemporaneo, che egli lo sappia o no.
Sebbene, psicologicamente, ognuno possa rintracciare nella propria individuale esistenza elementi di liberazione e resurrezione, - e questo giustifica la ritualizzazione di questi episodi della coscienza e delle annuali pulizie di Pasqua (pulizie dell'anima quanto delle case che le contengono, ossia dei corpi) - esiste un processo che è dell'intera umanità, e non del singolo; e si può ragionevolmente ritenere che essa sia estremamente vicina alla possibilità di varcare la soglia per andare oltre; ma anche che a questo dovrà corrispondere una morte dalla quale risorgere.
Ora, ogni coscienza, in questo panorama, trovandosi sulla soglia da varcare, deve chiedersi (deve necessariamente farlo!) quale decisione prendere. E a questo compito nessuno potrà sottrarsi, proprio in nome della libertà che l'uomo ha conquistata.
Entrambi i concetti si riferiscono a una promessa fatta all'uomo di passare oltre (l'etimo della parola è aramaico, da pasah, che questo significa), nel senso di superare la condizione umana, prigione mortifera, per accedere ad una condizione non super-, ma ultra-umana.
Nella narrazione vulgata, per gli ebrei questo ha significato la conquista della Terra promessa, e per i cristiani la resurrezione fisica, organica, dalla morte.
Tra le due tradizioni esiste una differenza: quella ebraica recepisce drammaticamente la condizione di prigionia e la liberazione con l'attraversamento del Mar Rosso; mentre la cristiana prevede una morte che a sua volta allude a una vita precedente cessata e poi ripresa dopo una pausa, e la prima delle due vite consiste in una incarnazione cristica. Le due cose non sono identiche, e alludono a tempi (evolutivi) diversi. Che si sono compiuti (incarnati) ormai entrambi ed appartengono perciò alla natura dell'uomo contemporaneo, che egli lo sappia o no.
Sebbene, psicologicamente, ognuno possa rintracciare nella propria individuale esistenza elementi di liberazione e resurrezione, - e questo giustifica la ritualizzazione di questi episodi della coscienza e delle annuali pulizie di Pasqua (pulizie dell'anima quanto delle case che le contengono, ossia dei corpi) - esiste un processo che è dell'intera umanità, e non del singolo; e si può ragionevolmente ritenere che essa sia estremamente vicina alla possibilità di varcare la soglia per andare oltre; ma anche che a questo dovrà corrispondere una morte dalla quale risorgere.
Ora, ogni coscienza, in questo panorama, trovandosi sulla soglia da varcare, deve chiedersi (deve necessariamente farlo!) quale decisione prendere. E a questo compito nessuno potrà sottrarsi, proprio in nome della libertà che l'uomo ha conquistata.
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pholeterion.it |
lunedì 26 marzo 2018
I Racconti di Serse - e-book
Per chi lo desiderasse, è possibile scaricare l'e-book de "I Racconti di Serse" dal sito web Pholeterion.it.
Questo è il link: http://www.pholeterion.it/Libri.htm
Questo è il link: http://www.pholeterion.it/Libri.htm

Il significato della vita
Un aneddoto: un giorno passeggiavo. C'erano due giovani uomini che discutevano con intensità tra loro, Uno di loro, quando gli passai accanto mi fermò e mi chiese a bruciapelo, imbarazzando l'altro:
- "Scusa, tu sai qual è il significato della vita?"
- "Sì - risposi - e se verrete domani in tal luogo alla tal ora, vi sarà rivelato."
L' altro, sorpreso, scambiò uno sguardo con l'amico e poi insieme, balbettando, mi dissero:
-"Ma domani a quell'ora noi non possiamo, lavoriamo..."
-"Ecco - dissi - perché gli uomini non sanno mai qual è il significato della loro vita: perché quando qualcuno vuole svelarglielo, hanno sempre qualcosa di più importante da fare."
- "Scusa, tu sai qual è il significato della vita?"
- "Sì - risposi - e se verrete domani in tal luogo alla tal ora, vi sarà rivelato."
L' altro, sorpreso, scambiò uno sguardo con l'amico e poi insieme, balbettando, mi dissero:
-"Ma domani a quell'ora noi non possiamo, lavoriamo..."
-"Ecco - dissi - perché gli uomini non sanno mai qual è il significato della loro vita: perché quando qualcuno vuole svelarglielo, hanno sempre qualcosa di più importante da fare."
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