Dal punto di osservazione di chi scrive, si può constatare come molti dei malanni (psicologici e anche fisici) delle persone, derivino da relazioni (personali, sociali, affettive...) fondate sul reciproco sostegno e conferma delle proprie negatività. (considerate erroneamente come propria identità: "io sono fatto/a così").
Queste persone soffrono, ma sono come incatenate dalla relazione, e alla situazione che essa inevitabilmente genera, tanto che, data questa, è facile prevederne gli esiti infausti a breve, medio e lungo termine. Esiti che sembrano ineluttabili dal momento che la loro causa è anche il nutrimento principale dell'identità di chi ne è divorato. Per cui questi si vede costretto a scegliere tra due "morti" temute: quella per "fame" e l'altra per "avvelenamento".
Situazione dalla quale - dunque - sembra impossibile uscire, se non con una fuga, che però non è mai una fuga reale (ossia un allontanamento deciso, fisico e mentale dalla situazione e delle relazioni che la determinano accettando la solitudine) ed è quasi sempre una fuga nell'immaginario, nel sogno, nel sonno della coscienza: dipendenze varie, dunque, di ogni tipo (dal sesso, all'abuso di sostanze o abitudini ossessive) o derive misticheggianti e pseudo-religiose; oppure nella depressione apatica ed insensibilizzante, che funzioni da anestetico, come a volte fanno anche gli eccessi pericolosi ed adrenalinici.
In parole povere, al dolore dell'esistere si risponde con una sorta di bulimia generalizzata o all'opposto di anoressia, che è totale mancanza di desiderio di nutrirsi, di ap-prendere, quindi di crescere.
Tutto ciò è il prodotto - ripetiamo - di situazioni relazionali, certamente famigliari ma non solo.
Chiamiamo qui - con un eufemismo - "situazioni relazionali" quelli che sono invece semplici "legami", cioè catene, legacci, impedimenti... una persona legata in catene in una cella non può star bene qualsiasi cura le si pratichi, ed è facile prevedere che ammalerà e che non avrà condizioni per guarire dalla malattia se non a condizione della liberazione.
Ora, riflettendo a questo, potrà apparire come questa prigionia appartenga, in fondo, alla condizione umana in sé, concepita come è come somma di relazioni utili alla sopravvivenza (dell'individuo, del gruppo, o del sistema di relazioni stesso?).
E allora, la Liberazione in che consisterebbe? Sebbene non appaia ancora nella sua completa drammaticità (oscurata com'è dalla drammaticità degli esiti della prigionia) questa è la domanda che l'Uomo è ora costretto a porsi ed alla quale cercare urgentemente risposta. Non pare ancora, ma sarà presto questione di vita o di morte.
"Dire che l'uomo, e di conseguenza il corpo umano, è "fatto ad immagine di Dio" significa, a priori, che esso manifesta qualcosa d'assoluto e proprio per questo d'illimitato e di perfetto ... l'uomo denota non solo il vertice delle creature terrestri, ma anche - e proprio per questo - l'uscita dalla loro condizione ... vedere l'uomo equivale a vedere non soltanto l'immagine di Dio ..., ma pure una porta aperta sull'Illuminazione liberatrice ..."
sabato 8 settembre 2018
domenica 2 settembre 2018
Il crollo dei ponti
Vostro Padre e vostra Madre si sono separati, dopo un matrimonio durato millenni.
Come capita spesso, vostra Madre è rimasta nella casa di famiglia, e vostro Padre si è allontanato, andando a vivere lontano, in un mondo nuovo, dove ha iniziato a crearsi una nuova Vita.
Vi è stata data la possibilità di scegliere tra vivere con vostra Madre o con vostro Padre, ma quando è accaduto eravate piccoli, e avete preferito restare con la mamma; anche papà ha ritenuto fosse meglio così, all'epoca.
Ora siete cresciuti. Avete, durante tutto questo tempo, incontrato vostro Padre nei fine settimana, o qualche volta - più a lungo - durante qualche vacanza. Non lo conoscete molto, e non avete con Lui la confidenza tenera che vi lega a vostra Madre. Ora però potete scegliere dove vivere, e dovete lasciare la casa materna per farlo da soli, in autonomia.
Alcuni di voi fratelli hanno preso ad andare a trovare vostro Padre più spesso, e hanno valutato l'idea di andare a vivere nella sua zona, più a Nord; altri non hanno voluto lasciare sola vostra Madre neanche per un attimo, ritenendo che sia Lei ora ad aver bisogno di cure.
Siete molti, voi fratelli, ma siete tutti gemelli, e il vostro compleanno cade per tutti nello stesso giorno. Quel giorno, sia vostra Madre che vostro Padre reclamano la vostra presenza presso di loro per festeggiarvi, e sta a voi decidere da chi andare... così alcuni fratelli vanno dalla Madre, altri dal Padre.
C'è un ponte che unisce le due lontane città in cui vivono i vostri genitori, e questo ponte è improvvisamente crollato mentre stavate festeggiando; e così finché non sarà ricostruito - se mai lo sarà - ogni gruppo di fratelli resterà isolato dagli altri e dall'altro genitore.
Siete in questa situazione, ed è bene che vi chiediate da quale sponda del ponte vi troviate e presso quale dei due genitori d'ora in poi vivrete.
Non è stato il caso a deciderlo, ma voi stessi, quando avete deciso con chi avreste passato il giorno del vostro compleanno.
Ogni volta che attraversate un ponte, ricordatevi che potrebbe crollare prima che possiate tornare indietro.
Come capita spesso, vostra Madre è rimasta nella casa di famiglia, e vostro Padre si è allontanato, andando a vivere lontano, in un mondo nuovo, dove ha iniziato a crearsi una nuova Vita.
Vi è stata data la possibilità di scegliere tra vivere con vostra Madre o con vostro Padre, ma quando è accaduto eravate piccoli, e avete preferito restare con la mamma; anche papà ha ritenuto fosse meglio così, all'epoca.
Ora siete cresciuti. Avete, durante tutto questo tempo, incontrato vostro Padre nei fine settimana, o qualche volta - più a lungo - durante qualche vacanza. Non lo conoscete molto, e non avete con Lui la confidenza tenera che vi lega a vostra Madre. Ora però potete scegliere dove vivere, e dovete lasciare la casa materna per farlo da soli, in autonomia.
Alcuni di voi fratelli hanno preso ad andare a trovare vostro Padre più spesso, e hanno valutato l'idea di andare a vivere nella sua zona, più a Nord; altri non hanno voluto lasciare sola vostra Madre neanche per un attimo, ritenendo che sia Lei ora ad aver bisogno di cure.
Siete molti, voi fratelli, ma siete tutti gemelli, e il vostro compleanno cade per tutti nello stesso giorno. Quel giorno, sia vostra Madre che vostro Padre reclamano la vostra presenza presso di loro per festeggiarvi, e sta a voi decidere da chi andare... così alcuni fratelli vanno dalla Madre, altri dal Padre.
C'è un ponte che unisce le due lontane città in cui vivono i vostri genitori, e questo ponte è improvvisamente crollato mentre stavate festeggiando; e così finché non sarà ricostruito - se mai lo sarà - ogni gruppo di fratelli resterà isolato dagli altri e dall'altro genitore.
Siete in questa situazione, ed è bene che vi chiediate da quale sponda del ponte vi troviate e presso quale dei due genitori d'ora in poi vivrete.
Non è stato il caso a deciderlo, ma voi stessi, quando avete deciso con chi avreste passato il giorno del vostro compleanno.
Ogni volta che attraversate un ponte, ricordatevi che potrebbe crollare prima che possiate tornare indietro.
domenica 26 agosto 2018
Il mestiere della lampadina
Una certa lampadina che viveva piantata in un giardino, accendendosi automaticamente al crepuscolo, brontolava rivolta alla lampadina vicina, che era rimasta spenta:
- "Quando si fa il mestiere della lampadina, e si hanno solo i turni di notte, ci si abitua a vedere avvicinarsi solo le farfalle. Poiché sono gli unici esseri viventi a sentirsi attratti, si vuol loro molto bene; ma le farfalle imparano presto che, ad avvicinarsi troppo si rischia di rimanere bruciate. E così si mantengono a distanza di sicurezza, attratte e insieme respinte. Il mestiere della lampadina è un bel mestiere, sì... ma anche molto solitario..."
L'altra non rispose: forse era di quelle che si accendono solo a comando, o forse, più probabilmente, era fulminata.
- "Quando si fa il mestiere della lampadina, e si hanno solo i turni di notte, ci si abitua a vedere avvicinarsi solo le farfalle. Poiché sono gli unici esseri viventi a sentirsi attratti, si vuol loro molto bene; ma le farfalle imparano presto che, ad avvicinarsi troppo si rischia di rimanere bruciate. E così si mantengono a distanza di sicurezza, attratte e insieme respinte. Il mestiere della lampadina è un bel mestiere, sì... ma anche molto solitario..."
L'altra non rispose: forse era di quelle che si accendono solo a comando, o forse, più probabilmente, era fulminata.
mercoledì 22 agosto 2018
Padroni di casa
Se uno è padrone di una casa, la tiene in ordine e pulita, perché gli sia di conforto.
Ma se uno pulisce case, non ne diventa solo per questo il padrone.
Così, se uno è padrone della propria vita, la tiene in ordine e pulita; ma occuparsi soltanto di vivere bene non ha mai reso nessuno padrone della propria vita.
Ma se uno pulisce case, non ne diventa solo per questo il padrone.
Così, se uno è padrone della propria vita, la tiene in ordine e pulita; ma occuparsi soltanto di vivere bene non ha mai reso nessuno padrone della propria vita.
domenica 19 agosto 2018
Allergia a se stessi
L'allergia è l'incapacità del Sistema Immunitario di stabilire con certezza cosa sia "me" e cosa sia "altro da me", e quindi possa risultare potenzialmente pericoloso.
E' dunque uno stato confusionale su quello che si è, su quello che ognuno può chiamare con certezza "Io".
In questa confusione il S.I. attacca agenti niente affatto pericolosi (persino spesso benefici) come se fossero nemici mortali, oppure scambia parte di sé con agenti nemici esterni, e finisce quindi per aggredire se stesso, fino a distruggersi.
In questo senso non è errato dire che l'individuo risulta allergico a se stesso, non si sopporta, si vive come un nemico interno, e d'altra parte si identifica col proprio aguzzino.
In questa confusione, l'odio verso il diverso (di tutti i tipi) non è che la manifestazione esteriore dell'odio che si ha verso se stessi associata all'incapacità di definirsi come essere individuato e dai margini netti. E' la disperazione di non sapere "cosa" si sia, e di non avere nessuno di cui fidarsi e a cui chiederlo.
Non vi è terrore più grande che quello di temere che il proprio assassino viva nella propria stessa casa... e che si chiami Io. Ed è un terrore che non consente di ammettere questa verità terribile in un colloquio interiore, perché l'interlocutore è proprio questo Io... che è anche l'oscura presenza alla quale ci si riferisce quando si dice: "c'è qualcosa più forte di me che mi obbliga (o mi impedisce) di fare qualcosa".
Ora, quanti oggi non soffrono di allergia o almeno di intolleranza? Ovvero, quanti oggi riescono ancora a tollerarsi abbastanza da non temersi e da non aver voglia di fuggire da loro stessi? Quanti possono fidarsi di se stessi abbastanza da chiedersi chi sono e sentirsi dare un risposta?
Pholeterion
E' dunque uno stato confusionale su quello che si è, su quello che ognuno può chiamare con certezza "Io".
In questa confusione il S.I. attacca agenti niente affatto pericolosi (persino spesso benefici) come se fossero nemici mortali, oppure scambia parte di sé con agenti nemici esterni, e finisce quindi per aggredire se stesso, fino a distruggersi.
In questo senso non è errato dire che l'individuo risulta allergico a se stesso, non si sopporta, si vive come un nemico interno, e d'altra parte si identifica col proprio aguzzino.
In questa confusione, l'odio verso il diverso (di tutti i tipi) non è che la manifestazione esteriore dell'odio che si ha verso se stessi associata all'incapacità di definirsi come essere individuato e dai margini netti. E' la disperazione di non sapere "cosa" si sia, e di non avere nessuno di cui fidarsi e a cui chiederlo.
Non vi è terrore più grande che quello di temere che il proprio assassino viva nella propria stessa casa... e che si chiami Io. Ed è un terrore che non consente di ammettere questa verità terribile in un colloquio interiore, perché l'interlocutore è proprio questo Io... che è anche l'oscura presenza alla quale ci si riferisce quando si dice: "c'è qualcosa più forte di me che mi obbliga (o mi impedisce) di fare qualcosa".
Ora, quanti oggi non soffrono di allergia o almeno di intolleranza? Ovvero, quanti oggi riescono ancora a tollerarsi abbastanza da non temersi e da non aver voglia di fuggire da loro stessi? Quanti possono fidarsi di se stessi abbastanza da chiedersi chi sono e sentirsi dare un risposta?
Pholeterion
sabato 18 agosto 2018
Amicizia
Molti chiamano "amicizia" la disponibilità reciproca ad ascoltare, pensando ai fatti propri, mentre l'altro parla a se stesso di se stesso.
venerdì 17 agosto 2018
Locazioni
Si può venire al mondo come si entra in una casa nuova, e passare tutto il tempo in cui vi si rimane ad averne cura, e ad occuparsi della manutenzione ordinaria, mentre la si usa.
E si può farlo entrando come in un monolocale e passare tutto il tempo ad ampliarlo fino a farlo diventare una cattedrale gotica, perché alla fine vi entrino molti altri.
Sono due atteggiamenti, che distinguono (essi solo!) due razze di uomini.
E si può farlo entrando come in un monolocale e passare tutto il tempo ad ampliarlo fino a farlo diventare una cattedrale gotica, perché alla fine vi entrino molti altri.
Sono due atteggiamenti, che distinguono (essi solo!) due razze di uomini.
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