mercoledì 12 dicembre 2018

Privi di Conoscenza

Chi scrive è tra quelli che ritiene che, quando un organismo vivente è così malato da essere in fase terminale, è compito di chi lo assiste non di tentare cure inutili, ma di accompagnarlo al meglio  e meno dolorosamente possibile al proprio esito.
Ora però, quando questo organismo vivente è l'Umanità stessa, accade che ogni cellula che lo compone, ancorché sia malata al punto da contribuire alla morte dell'organismo, ritenga invece che la morte dell'organismo produca la propria morte, e si impegni strenuamente nel tenerlo in vita sebbene sia ormai privo di Conoscenza.
Si assiste dunque a un paradosso: il vero malato (malato in sé, e capace di produrre dunque sinapsi relazionali malate con altre cellule, capace di ucciderne le più vitali, e di avvilupparne altre in neoformazioni e metastasi), attribuisce all'organismo la malattia e cura qualcosa che ritiene essere fuori di sé. Pone con ciò fuori di sé la propria Coscienza di Essere; e vive fuori di sé, in quella follia genetica che, come il cancro, è una psicosi biologica.
Dire che la Società è malata, è dire che è malata la rete di relazioni tra individui, tanto da creare un tessuto che invece di proteggere, stringe e soffoca; ma se questa continua dispnea ammala non più le relazioni, ma i singoli protagonisti di esse, ecco che non è più la Società ad essere malata, ma l'Umanità, quale organismo superiore di cui i singoli individui sono cellule.
Sebbene chi scrive ammiri tutti i generosi tentativi di tener in vita il malato, da qualsiasi parte fatti e in nome di qualunque visione generale dell'uomo e delle forme di convivenza, persino quando sono generati dalla semplice paura stessa, vede che ogni cura di un organo danneggia gli altri organi; trova quindi che sarebbe meglio accettare l'ineluttabile fine di quel che deve morire, ed occuparsi di quei piccoli organismi viventi che potrebbero essere una nuova Umanità in nuce. Quali? quelli che individui consapevoli possono cominciare a creare, così come una cellula fecondata produce e aggrega cellule sane specializzandole in funzioni vitali pian piano, producendo così un nuovo organismo.

martedì 11 dicembre 2018

Corinaldo ebbasta

Alcuni eventi tragici, come la strage nella discoteca di Corinaldo, hanno la capacità di produrre nelle coscienze risonanze che possono far apparire nuove consapevolezze; hanno un potere evocativo, come se fossero sintesi simboliche di una condizione umana più generale.
All'osservatore che, impietrito come si è dichiarato qualcuno, osservi la cosa come in trance, apparirà una massa ribollente di cuccioli di umanità piena di vitalità e di gioia di vivere, giovane e animata dal desiderio di stare insieme, di condividere, di comunicare attorno a qualcosa che accomuna perché di interesse condiviso, cui all'improvviso, a causa di un elemento urticante immesso proditoriamente in quella condivisione giocosa e creativa, soffocano e nel panico perdono ogni controllo sulle proprie azioni, si colpiscono, si calpestano, si feriscono e si uccidono, mentre cercano disperatamente di guadagnare una via d'uscita cui solo alcuni riescono ad accedere salvandosi, sebbene essi stessi feriti.
Se quell'osservatore impietrito è sincero, sa che questa è la condizione dell'umanità tutta, in questa fase della sua storia; e che questa condizione panica che costringe ad uccidere i fratelli è data dall'irrespirabilità dell'atmosfera di questo mondo, che trasforma la vita in violenza. 
Quelli che hanno più intuito e più fortuna, quelli che per caso si trovano più vicini all'uscita di sicurezza potranno farcela. Ma gli altri... c'è sempre la sensazione che gli altri siano quelli cui è richiesto di pagare il biglietto e morire schiacciati.



PS. Esiste un Rinaldo Ebasta, cantante degli anni '70

domenica 9 dicembre 2018

Esperienze

Un antico maestro, ormai vecchio, ricevette la visita di alcuni suoi più giovani amici, con i quali aveva percorso insieme gli ultimi decenni sulla Via.
Ognuno di loro raccontava una sua esperienza recente, di vita umana e di dolore, e cercava in qualche modo conforto. E così, uno diceva:
- "Ho subito un torto, una perdita, un furto..."
e il maestro rispondeva:
- "Comprendo il tuo dolore, nella mia lunga vita è successo più volte anche a me."
E un altro:
- "Mi fa male il tale organo, i medici non sanno cosa ho, ma ho paura..."
- "Lo so, - rispondeva lui - avere malattie gravi o solo avere il timore di averle, sembra stravolgere il senso della vita... a me è successo più volte."
E un altro ancora:
- "La mia vita amorosa è in crisi, e rischio di perdere il lavoro..."
- "Questo genera molta incertezza e fa sentire dolorosamente soli... lo so, ho perso il lavoro e i miei amori molte volte..."
E un altro ancora:
- "Avevo del denaro da parte, ma sono stato truffato e ho perso tutto..."
- "So quanto è difficile non avere più niente e vivere in povertà... è quello che faccio ormai da tanti anni..."
E ancora uno:
- "Avevo una casa, ma un sisma l'ha distrutta; avevo degli abiti e sono sotto le macerie... sono nudo e senza protezione alcuna..."
- "Quando vieni privato della casa che è l'unico ultimo tuo rifugio, e persino dei tuoi abiti, non ti rimane che te stesso... è un momento in cui lo sgomento, lo sconforto e la paura potrebbero impadronirsi di te... lo so perché a me è successo..."
Infine una donna che era rimasta in silenzio fino a quel momento, disse:
- "Ma perché tutto questo?"
- "Alcuni di voi hanno detto che volevano essere me... come potrebbero se non facessero le mie stesse esperienze?"

venerdì 7 dicembre 2018

La vibrazione del La

Per concludere questa serie di articoli il cui contenuto è stato dedicato a una riflessione sulla funzione del "Maestro" nei percorsi evolutivi, in particolare spirituali, chi scrive si riferisce al più recente di tali articoli dal titolo "Pensiero logico e pensiero coerente", in cui si parlava di:
...quei rarissimi esseri capaci di emettere la vibrazione base, quella specie di La naturale sul quale si accorderebbero un'orchestra o un coro... questi sono i Maestri.
Il Maestro, si precisa ora, è il La in sé.
Il La è qui simbolo di una vibrazione naturale di base cui gli universi si accordano per poter emergere dal caos, ovvero per potersi agglomerare in materia/energia, ovvero crearsi, in grazia di una coerenza. E' per questo che è corretto dire - tout court - che il Maestro è il La.
Ed è per questo che più volte chi scrive ha insistito nell'affermare che "il Maestro non è un uomo".
E tuttavia, sviluppando la metafora sonora, il La qui non è più naturale, ma è un ultra-suono, e quindi sfugge alla possibilità umana di essere udito, a meno che non vi sia uno strumento che lo riduca a una frequenza armonica che ricada nel range dell'udibile.
Vi sono alcuni strumenti dunque, che risuonano sul La inaudibile, emettendone una versione "udibile" (ma si intende sensibile, ovvero capace di interagire con la natura organica), e questi sono i Maestri che riconosciamo storicamente. Anche se l'udibilità del La "naturale" che essi emettono è a loro discrezione, ed Essi si fanno udire se e quando lo ritengono necessario, la loro presenza consente comunque di generare sul piano umano quella frequenza capace di produrre evoluzione mediante coerenza, evidenziando intanto tutte le dissonanze e le stonature; e pone contemporaneamente il tema di come un Maestro in forma umana sia tale: è evidente che Egli è una sorta di La incarnato e che abbia la facoltà di risuonare, perché lo è, sul La ultrasonico (sovra-naturale) di cui metaforicamente si parlava poco fa.
Quindi, l'homo normalis che si accordi con il Maestro nelle sue vicinanze fisiche, affinerà le sue capacità di risonanza come fa un buon violino, che migliora la sua "voce", man mano che lo si suona; e ciò fino al punto in cui si amplierà tanto la capacità di risonanza da superare i limiti del range percettivo umano fino a raggiungere il livello del La ultrasonico, diventandolo, alla fine.
Per cui, il Maestro agisce per Presenza, in quanto emette la propria vibrazione; ciò che Egli dice è relativamente importante, mentre lo è ciò che Egli fa (come attrattore strano, ovvero agglomeratore di materia/energia in forma coerente all'interno della dinamica di un sistema caotico); e poiché il farsi è insito nel Vivente, la cosa riguarda sempre il qui ed ora.
La lettura di ciò che ha detto un Maestro antico ha una potenza solo se fatta da un altro Maestro presente, che la riattualizzi. Per questo i Maestri dicono che il contenuto dei libri è "morto", e persino che "un Maestro morto non serve a niente".

mercoledì 5 dicembre 2018

Pensiero logico e pensiero coerente


Il pensiero logico è il dipanarsi orizzontale di una concatenazione di tipo causa-effetto; un pensiero alla Sherlock Holmes che, esercitato in modo ossessivo, conduceva il famoso personaggio  a scoperte sorprendenti di tipo deduttivo.
Al di là di questi eccessi letterari, questo tipo di pensiero è quello ritenuto più affidabile, tanto che è il solo che la scienza ammette come processo di verifica delle sue scoperte.
Erroneamente - secondo chi scrive - si attribuisce a questo tipo di pensiero il valore della coerenza, e ciò perché è possibile risalire, maglia per maglia, lungo la catena deduttiva, e di nuovo ripetere esattamente il processo con lo stesso risultato finale. Per questo è giusto attribuirgli gli aggettivi di lineare ed orizzontale.
Ma la coerenza è uno stato quantistico della materia per il quale, in un certo momento di durata labile, si realizza una condizione per cui - sia a livello atomico che subatomico - ogni elemento che costituisce un sistema si trova ad emettere vibrazioni la cui frequenza è armonica (in termini matematici) con quella emessa da tutti gli altri elementi. Questa fase è in equilibrio dinamico, cioè è instabile.


Secondo scienziati illuminati, la coscienza umana (e quindi lo psichismo, che contiene il pensiero) è l'emersione di una coerenza quantistica nell'attività dei microtubuli delle neurocellule. Si tratta dunque - in quanto emersione - di qualcosa che viaggia in senso verticale. A volte con ciò incontrando l'orizzontalità del pensiero logico, a volte no. Chi scrive ritiene che questo tipo di coscienza non sia ancora dell'umanità tutta, ma di un piccola parte di essa che lavora per renderla universale, producendo risonanza.
L'ascoltatore (o il lettore) è abituato a ritenere che i pensieri logici debbano essere espressi attraverso il logos (il verbo, la parola) e non sa - in genere - che il pensiero coerente - come qui è inteso - agisce in modo diretto sulla Realtà, e non la rappresenta semanticamente come fa invece il pensiero logico, che è astratto.
Di questo pensiero coerente si dice infatti, nella tradizione millenaria, che esso produca azione diretta e del tutto contemporanea al pensiero stesso. Dunque, in questo caso non di una semantica si deve parlare, ma di una semiologia (1), in quanto l'oggetto non è rappresentato e necessitante di interpretazione, ma è direttamente visibile perché realizzato, ossia "reso reale".
Poiché chi scrive ha recentemente parlato su questo stesso blog di "homo normalis" (2), coglie qui l'occasione di precisare come il pensiero logico appartenga specificamente a questo uomo, che nella misura in cui è dotato di intelligenza a volte eccezionale, produce pensieri eccezionali, scoperte eccezionali, eccezionali progressi tecnologici e scientifici.
Ma aggiunge che, tra i componenti di questa umanità, sono rari gli individui capaci di ricercare, intercettare e favorire una coerenza armonica; capacità questa che non risiede nel pensiero, ma in qualche qualità "quantistica" dell'intero sistema vivente che essi sono. E tra loro si nascondono - è il caso di dirlo - quei rarissimi esseri capaci di emettere la vibrazione base, quella specie di La naturale sul quale si accorderebbero un'orchestra o un coro. E che questi sono i Maestri.
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(1) In linguistica, la dottrina dei segni (opposta alla semantica, che è la dottrina dei significati)
(2) Nell'articolo dal titolo "Astrattismo"

martedì 4 dicembre 2018

"Io sono la Verità totale"

Rileggendo il discorso di J. Krishnamurti (che qualcuno gentilmente ha postato per il piacere di chi scrive e di chiunque) con il quale Egli scioglieva l'Ordine della Stella nel 1929, ho trovato una corrispondenza davvero singolare tra l'affermazione che Egli fa:
...io sono libero, incondizionato e intero (non parte, non relativo, ma [sono] la Verità totale che è eterna)...
e
An'al Haqq  [Io sono la Verità, o il Vero]
che con altrettanta determinazione (in questo caso estatica) fa Al-Hallâj, il cardatore d'anime, noto anche come "il Cristo dell'Islam" proprio perché la succitata affermazione gli costò la tortura e la crocifissione.
Per entrambi questi Maestri (ché questo sono) non era necessario avere seguaci, e anzi non ne cercavano; ma ne avevano, in numero limitato (se si contano solo quelli che dalla loro vicinanza diretta ricavavano un beneficio spirituale reale) e tali - per vicinanza intima - da essere considerati amici piuttosto che allievi.
Né il primo né il secondo voleva organizzazioni umane attorno a sé, e ciò perché ogni organizzazione umana si struttura in un modo che nega le condizioni necessarie al conseguimento della Verità; l'organizzazione cui Krishnamurti pensava invece era questa:
Coloro che vogliono realmente conoscere, coloro che cercano davvero ciò che è eterno, privo di inizio e privo di fine, cammineranno insieme con grande intensità e costituiranno un pericolo per tutto ciò che è inessenziale, per le irrealtà, per le ombre. Essi si uniranno e diverranno una fiamma, perché comprendono. Voglio creare un’unione così, questo e il mio scopo. Dalla vera comprensione nascerà vera amicizia. Dalla vera amicizia, che voi non sembrate conoscere, nascerà vera cooperazione reciproca. E ciò non a motivo di un’autorità, non in virtù di una salvezza o perché ci si è immolati per una causa, ma perché comprendendo davvero viviamo nell'eterno. Questo supera il maggiore piacere e il più grande sacrificio.
Ma di quelli che vogliono realmente conoscere, aggiungeva, ce n'erano quattro o cinque al mondo, il che esclude ogni possibilità di aggregazione organizzata. E il luogo d'incontro di questi amici non può che essere "un luogo reale e virtuale, fisico e metafisico", non un'organizzazione...

Questa nota però serve solo a sottolineare che vi sono stati, vi sono e vi saranno Maestri nei quali la Verità è incarnata; in forma parziale o anche totale, a volte, nella storia spirituale - che significa evolutiva - dell'Umanità. Essi non possiedono la Verità, sia chiaro! ma ne sono posseduti e a tratti, quando la Verità vuole, la esprimono producendo fatti reali. Essi non insegnano dunque con le parole o con gli scritti, ma con la Presenza. Senza questi Maestri nessuna evoluzione sarebbe stata possibile né lo è oggi, cosicché si può pure affermare che bisogna cercare la liberazione da ogni forma di organizzazione umana, specie se religiosa, ma certo questo non significa che si possa fare a meno dei Maestri... il rischio è quello, se no, di sentirsi onnipotenti e di convincersi - molto erroneamente - che per raggiungere il Vero basti uno sforzo di buona volontà.

Astrattismo

Dio, Spirito, Amore non sono parole che indicano concetti astratti il cui valore è lasciato alla libera sensibilità di ognuno.

Rappresentazione astratta
Sono i nomi di qualcosa di molto concreto che non è sperimentabile dall'uomo in condizioni originarie, basiche; così che a costui queste concretezze risultano maneggiabili quanto le funzioni neurofisiologiche in un attacco di panico: per nulla, senza chi ti insegni come fare.
Ma è comprensibile come la tendenza dell'homo naturalis sia quella di negare (a-gnosco) ciò che non può maneggiare, che non vede, e su cui non ha potere. Comprensibile che ne faccia persino orgogliosamente una ideologia liberale.
Meno comprensibile è che egli non si adoperi con tutte le sue forze per guadagnare umilmente le competenze che gli permettano di attingere a più elevati stati di conoscenza, cominciando con l'ammissione - essa davvero umana nel senso più nobile, e per questo degna del massimo rispetto -  che non ne ha.