domenica 8 luglio 2018

Il frutto della passione

Passione e Piacere sono entità che si rinforzano reciprocamente; ma che - e questo è ciò che più conta - sono complementari, ossia esistono l'una in funzione dell'altro, e viceversa, tanto che la mancanza di uno dei due termini annulla l'altro.
Il dramma di questa fase del processo evolutivo umano (che una fine/transizione ad altro) è che si cerchi il Piacere senza avere alcuna Passione, esattamente come fanno i bambini che per questo motivo furono denominati da Freud "polimorfi perversi". Tali sono gli adulti, in questa fase, perché regrediti; e la società da essi generata è dunque infantile e fine a se stessa, come lo sono i giochi fanciulleschi. Come lo sono i loro bisogni e paure... basta rifletterci.
L'assenza di Passione verso alcunché, rende piatto ogni valore, e ne priva ogni cosa, dato che per questo mondo il "valore" non è più "virtus", ma è una misura data da quanto si è disposti a pagare per possedere qualcosa: senza Passione, non si è disposti a "pagare" (in nessun senso) alcunché.
Nessun Rispetto, dunque, per ciò che non ha valore... per nulla che non sia l'Ego da soddisfare nei suoi appetiti improvvisi e disordinati. Le risposte ai quali sono compulsive, e generate dalla paura di rimanere "senza", il che significherebbe fare i conti con il Vuoto e l'Assenza (1), ossia con quella solitudine che rivela all'uomo di essere potenzialmente Uomo, se solo egli fosse in grado di percepire la differenza fra i due stati... l'uomo ha il terrore di essere strappato alla sua animalità.


(1) Qualcuno ha detto :"Un modo dell’apparizione del Divino è il ritirarsi, fino al nulla." "Ciò che sperimentiamo come un’ossessione del nulla o come acquiescenza nel non essere oltre il quale non abbiamo più alcun potere, era [...] una manifestazione dell’ira divina, l’ira del mistico Amato. Ma era anche questa una Presenza reale [del divino]”.



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