venerdì 27 luglio 2018

Reificazione

La parola "reificazione", che vuol dire  semplicemente "trasformazione in cosa", assume però diversi significati e valori nei diversi contesti culturali in cui viene usata, ed ha sempre un accento negativo.
Nel significato più letterario essa descrive uno stato vicino all'annichilimento con tracce di disperato esistenzialismo, descritto come: "una condizione psicoaffettiva di totale mancanza di empatia, di completa indifferenza e rassegnazione, che spinge coloro che ne sono affetti a trattare se stessi e gli altri come se fossero cose o, comunque, entità prive di qualsiasi significato non materiale".
Si comprende come usare l'espressione "esserne affetti" lasci trapelare l'idea che si tratti di una grave malattia: che consiste forse nel pensare che nessuno abbia altro valore che quello materiale? Se è così, è una malattia sociale, endemica...
Ma qui, chi scrive, vorrebbe riconsiderare il concetto alla luce di ulteriori riflessioni, ed in particolare a partire da una espressione tratta dal Vangelo di Tommaso che recita: “Se vi chiederanno qual è il segno di Dio in voi, rispondete: il movimento e la quiete.
In questa chiave si nota come il servitore che abbia fatto già un lungo cammino, raggiunge la consapevolezza della inutilità del proprio movimento, mentre scopre la grandezza della Potenza che, attraversandolo, entra, per la porta che egli è, nella Vita, producendone Essa il movimento. Questa constatazione, in questo caso, è uno stato raggiunto, non un morbo.
Egli percepisce ogni movimento volontario suo proprio come una interferenza rispetto alla Potenza; e, coerentemente con la sua funzione di servitore, desidera l’immobilità, al fine di non interferire.
Per la mentalità umana, ciò che distingue i viventi dalle cose è l’animazione, ossia il movimento: ciò che si muove è animato, dunque ha un'anima. Questa mentalità tende ad attribuire la definizione di “cosa” a ciò che è fermo, anche se è vivo; così un albero, pur se vivente, è piuttosto una cosa, e ancor di più lo è una roccia, mentre non lo sono un verme o un’ameba.
In realtà, tutto è in moto, ma la mente umana, che si costruisce sopra le esperienze sensoriali, non percepisce il moto al di sotto di una certa soglia di lentezza. Sebbene un geologo possa descrivervi i grandi mutamenti di una montagna nel corso dei millenni, alla coscienza umana essa apparirà, nel tempo di una vita, immobile e immutabile.
Il servitore dunque aspira così ad una sorta di “cosificazione”, che non è morte, ma anzi vita eterna, una eterna stabilità e permanenza. Cosa singolare giacché la vita è movimento, ma coerente perché, se anche una montagna è in movimento, essa è viva ma in quiete. Così la compresenza di movimento e quiete è raggiunta, l'equilibrio prefetto tra opposti complementari, ove, secondo Tommaso, si trova Dio.
Quando Francesco cantava le lodi delle cose (Sole, Luna, Acqua, Fuoco...), cantava le lodi delle potenze immobili; lo faceva chiamandole sorelle e fratelli, in quanto creature, figlie dello stesso Creatore di cui egli si sentiva figlio a propria volta. Con ciò Francesco riconosceva, in termini macroscopici (dal punto di vista della coscienza), una identità dell’uomo con la Natura che è la stessa che anima oggi l’ecologia; ma esotericamente, e al di là forse dell’intenzione di Francesco, egli dichiarava che le Potenze sono Esseri, e che questi Esseri sono eternamente compresenti all'uomo che evolve nella loro stabilità e permanenza. Esseri “cosificati”.
Questa percezione conduce forse a una visione animistica della Natura (molto condannata in generale nella sensibilità maggioritaria); epperò l’animismo è la migliore espressione della religiosità spontanea e naturale. Ma qui l’affermazione non è – come nell’animismo – che ogni Cosa ha un'anima, ma che le Presenze dell’Essere si manifestano come Cose… differenza troppo sottile per avere un qualche valore alla percezione comune degli umani sensi.
La “cosificazione” del servitore è la ragione della mummificazione del Faraone; e della auto-mummificazione in vita di alcuni monaci buddhisti o induisti, in cui il passaggio tra la vita e la morte risulta tanto sfumato da non potere essere determinato: in entrambi i casi i Viventi si consegnano all’eternità (relativa) diventando “cose”, e lo fanno sopprimendo il movimento ed essiccando i tessuti per eliminare persino il palpito che contraddistingue la vitalità. Diventano statue, oggetti; di culto, ma non in quanto simboli di qualcosa, ma in quanto veicoli, stabilmente posti, porte, attraverso le quali l'Essenza del mummificato (la cui qualità è il servizio) possa passare... forse in entrambi le direzioni possibili. Statue viventi, come se ne trovavano in Egitto ancora qualche decennio fa, e forse ancora.
Reificato, il servitore diventa una strumento di Dio e un passaggio verso di Lui, così come lo è una Piramide: cosa capace di attrarre e veicolare in forma concentrata e orientata l’energia spirituale su una comunità (e viceversa), come fa il rubino attraverso il quale la luce diventa laser. Laser significa: amplificazione luminosa attraverso l’emissione stimolata di radiazioni. Uno... stargate.
Nel servitore esperto può sopravvenire una fase in cui la reificazione è uno stato di coscienza, tanto intimo da non mostrarsi fuori tranne che per una sorta di pesantezza di movimento...


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