domenica 16 aprile 2017

Prìncipi e princìpi

C'era una volta un giovane Principe. Bello e pieno di grazia come lo si può immaginare, egli se ne stava tutto il giorno, e la notte anche, sulla torre d'avorio immerso nei suoi libri.
Non usciva mai, mangiava poco, pensava troppo, non aveva amici.
Il re padre, vedendone il pallore e la malinconia se ne preoccupò e non potendo ottenere le confidenze del figlio che si era ormai ritirato nel proprio isolamento, mandò a chiamare il solito saggio che si era a sua volta rifugiato nella solita caverna sulle montagne, isolandosi non meno del principino.
Costui, il saggio, disse che non aveva voglia di muoversi e che, se proprio era necessario, il principe fosse condotto a lui. Con riluttanza, così si fece.
I due restarono soli nella caverna per tre giorni interi, senza che nessuno potesse avvicinarsi. Poi il principe montò sul suo solito cavallo bianco e cavalcò via.
Dopo qualche giorno, il vecchio saggio, che non aveva detto una sola parola circa la visita del principe, ricevette la visita del re, che, adirato, voleva conoscere l'esito di quel lungo colloquio.
Mentre si preparava il caffè con la moka, e nessuno li disturbava, il vecchio disse al re:
"Tuo figlio è timido, perché è un principe. Il suo lignaggio prevede che egli sia, per natura, colmo di nobiltà, di orgoglio della propria discendenza e delle qualità che contraddistinguono i condottieri, i padri della patria e gli eroi. Egli si è innamorato di una fanciulla che vede dalla torre mentre ricama e canta in una piccola casa del villaggio e che non sa di essere ammirata da lui. Credo si chiami Silvia. Vorrebbe avvicinarsi, ma non è abituato a frequentare persone e il suo stesso amore lo rende timido, perché teme di non poter essere all'altezza delle aspettative della fanciulla che, sebbene sia povera e si consideri indegna di lui, si aspetta però che un principe abbia tutte le nobili qualità che gli si attribuiscono. Dipende dal fatto che tu, o re, hai fatto del tutto per farti conoscere come nobile, saggio, eroico e generoso perché il tuo popolo ti amasse, ti ammirasse, ti venerasse. Da tuo figlio tutti si aspettano che sia della tua stessa stoffa. Chissà poi - azzardò il saggio - se tu lo sei davvero o se l'idea che tutti si sono fatti di te non sia il prodotto di una campagna di comunicazione... Comunque, dal principe ci si aspetta che incarni ogni nobile principio e qualità possibili, e che inoltre sia colmo di quelle specifiche qualità virili che - come hai fatto tu - assicurino figli maschi e dunque una discendenza regale. Dunque, se egli si avvicinasse alla fanciulla con il suo pallore, la sua timidezza, il suo impaccio e il suo tremore, ella ne resterebbe delusa fortemente e persino, egli crede, lo deriderebbe, fino a parlarne con le sue amiche e a diffondere tra il popolo un'idea della famiglia reale opposta a quella che tu hai creato negli anni. Per questo egli si è ritirato e teme di farsi vedere, teme di non essere all'altezza (proprio lui che tutti chiamano "Altezza"!) e di deluderti. Ma l'amore lo divora e ne brucia la carne."
"Ma dov'è ora? -  chiese il re tra il preoccupato e l'adirato -.Non è più tornato a palazzo!".
"Ah, ecco... - rispose esitando il vecchio saggio -, credo sia andato da quella fanciulla che ricama cantando..."
"E...?" ansimò il re.
"Vedi, nei tre giorni che è stato qui ho approfittato della sua predisposizione allo studio per fargli imparare un discorsetto da farle, e penso che abbia dato seguito alle intenzioni che l'ho quasi costretto a dichiarare..."
"Come? Quali?"
"Ecco... il discorso suonava pressappoco così: ti amo, sono pallido, timido, e sebbene mi dicano carino sono poco palestrato, e nient'affatto aderente all'immagine che mio padre ha creato per sé e che penso voglia farmi incarnare. Sono un misero uomo, fragile, emotivo, indeciso, incapace di prendere decisioni e di mantenerle, insicuro; non sono neanche così bello e non so proprio se io sia così virile, anche se - quando penso a te - il desiderio mi divora. Eccomi, questo sono. Ma ho un cavallo bianco, vuoi salirci su e venire via con me?"
"Ha davvero fatto questo stupido discorso a quella ragazza del popolo?"
"Beh, non ne sono tanto sicuro, ma un maniscalco che ha bottega vicino a quella ragazza è venuto a trovarmi ieri per chiedermi un medicamento, e mi ha detto di aver visto il principe bussare alla porta della fanciulla e di averli poi visti andare via insieme sul cavallo bianco..."
"Come? - ansimò ancora il re senza fiato e paonazzo in volto - Dove? Perché...?"
"Mah..., il maniscalco ha bottega proprio tanto vicino e ha colto qualche parola... certo ha dovuto smettere di picchiare sull'incudine, ma l'ha potuta sentire..."
"E cosa...?"
"Sembra che la fanciulla abbia detto: solo un principe, solo un nobile può dichiararsi umilmente un nulla. Solo un forte può dichiararsi debole e rischiare il giudizio. Solo un grande può fingersi piccolo, quando tutti i piccoli non fanno che fingersi grandi. Solo un Uomo può dire ti amo mentre si dichiara indegno di essere amato, perché solo un Uomo Vero ama senza chiedere di essere ricambiato. Se hai un cavallo sei ricco, perché può portarci lontano. Andiamo."
"E dunque?"
"Credo che tuo figlio abbia fondato con la sua regina un regno altrove, dove avrà la sua discendenza, se Dio vorrà, e non la tua."
Al re prese un infarto fatale e non ebbe discendenza. Il suo trono è ancora vacante, se qualcuno vuole il suo regno...

Ai miei scarsi lettori, una buona Pasqua di resurrezione.

Un principe che si vede che è falso


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