domenica 23 aprile 2017

Umanità e Spiritualità

Nella condizione in cui la sola ricchezza posseduta è l'immondizia, cioè tutto quello che si era creduto non servisse e ora ci sommerge, è naturale che alcuni inganni vengano svelati, ed è naturale che si verifichino all'opposto alcune allucinazioni.
Gli scarti della nostra personalità, le parti brutte che non ci piacciono e che nascondiamo persino a noi stessi, sotto lo zerbino dello nostre maschere, diventano le sole che ci contraddistinguono come Me. Le sole risorse.
Queste parti, affiorano e diventano ciò con cui - soltanto -  ci possiamo relazionare con gli altri, avendo esse soffocato e seppellito quelle "belle". Per cui le nostre relazioni divengono belluine, rapaci, predatorie e ferine.
In questa condizione si produce inevitabilmente questa allucinazione: quando l'uomo è ricco di umanità (intesa come un relazionarsi reciproco e consonante, armonico e solidale), allora guarda oltre e si chiede quale sia la spiritualità che gli compete e alla quale possa accedere come dimensione sovra-umana, come cioè egli possa superare se stesso; ma quando l'umanità è assente, è normale che sia proprio l'umanità ad essere la sola sfera cui può aspirare la belva.
Così oggi molti confondono la spiritualità con l'umanità, considerando "spirituale" il buon sentimento che, nell'uomo, lo portava spontaneamente ad aiutare chi soffre o a rialzare chi cade, o l'attitudine contemplativa che ci faceva amare un tramonto o un bambino.
Non è così, occorre saperlo: questo è solo umano.

Bambini al tramonto. Altri, forse, all'alba.


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