martedì 18 dicembre 2018

Profili

Ai bambini di quattro o cinque anni si insegna a colorare delle figure di cui esistono solo i contorni, "rimanendo nei margini". Questo insegnamento, che corrisponde secondo la pedagogia all'acquisizione di una capacità cognitiva, può avere due significati, che solo l'età adulta potrà rivelare: il riempire con attenzione dei vuoti lasciati da altri, e farlo secondo la propria intuizione di armonia e bellezza; o non superare i limiti o i confini da altri stabiliti,
Però, da tempo, è invalsa nel mondo del lavoro, l'abitudine di richiedere non più persone, ma profili, posizioni, figure... cosicché si chiede ad adulti di riempire di se stessi margini stabiliti da altri, e di farlo secondo le regole da questi stessi stabiliti: il rosso lì, lì il verde e lì il giallo... colorando la propria persona (che così diventa un vuoto di cui sono visibili solo i contorni) dei colori voluti. Di conseguenza, essendo invalsa anche l'abitudine di considerare lo studio come preparazione a un lavoro, esso diventa l'addestramento a riempire i profili; e allora non si sviluppano più le qualità degli studenti, né si ha alcuna cura della loro umanità, ma le si piegano alle esigenze delle posizioni più richieste. Questo modo di fare è ritenuto - dai politici e dagli imprenditori - virtuoso.
E infine, quando tutti i profili saranno riempiti (esisteva un test psichiatrico che si chiamava "Test delle figure da colorare"), non lo saranno da uomini, ma da competenze; con la stessa logica con la quale, dovendo acquistare una lavatrice, qualcuno sceglie tra le offerte del mercato, quella che ha le dimensioni e la capienza richiesta, e il miglior rapporto qualità/prezzo. Alla lavatrice non è richiesta umanità.
Il lavoro è la manifestazione dell'umanità, come l'uomo è la manifestazione di Dio. Una concezione del lavoro così, è una bestemmia.


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